Ma l’Associazione nazionale dei dentisti italiani chiarisce che, trattandosi di uno studio odontoiatrico privato, è prerogativa del professionista decidere se operare o meno

Non è accettabile che una persona sieropositiva sia cacciata da uno studio odontoiatrico perché non in grado di “gestire un paziente con Hiv”. Così il Ministro della Salute Giulia Grillo in relazione a un episodio denunciato da Gay Center . L’Associazione ha riportato il caso di un ragazzo che sarebbe stato invitato ad allontanarsi da uno studio medico privato di Roma dopo aver dichiarato la propria sieropositività.

“Questi casi mostrano quanto sia forte ancora oggi la discriminazione in ambiente sanitario per le persone in Hiv”. Lo ha dichiarato il portavoce Fabrizio Marrazzo annunciando un esposto all’Ordine dei medici e degli odontoiatri e un reclamo al Garante della privacy. L’organizzazione chiede inoltre alla ministra e all’Ordine dei Medici di nominare delle commissioni di controllo, volte anche ad emanare circolari e corsi di formazione obbligatoria. L’obiettivo è chiarire il trattamento dei pazienti Hiv positivi, affinché venga abolita ogni discriminazione.

Al ragazzo – riferisce Gay Center – sarebbe stato chiesto di compilare un’anagrafica e indicare eventuali patologie, tra cui l’Hiv. Il giovane avrebbe quindi barrato la relativa casella. In pochi istanti l’odontoiatra, uscendo dalla sua stanza, lo avrebbe invitato a recarsi in ospedale, perché “più attrezzati per i pazienti con Hiv”. Il tutto alla presenza di altri pazienti.

Per l’Associazione, uno studio odontoiatrico deve garantire sempre le stesse condizioni igenico-sanitarie nei confronti di tutti i pazienti. Ciò a prescindere dallo stato sierologico dichiarato o accertato, come previsto dalle linee guida del Ministero della Sanità.

“Mi occuperò personalmente della questione – chiarisce sul proprio profilo Facebook il Ministro -. Nessun operatore della sanità può pensare di agire in base al pregiudizio e non sulla scorta delle evidenze scientifiche. Anche perché esistono linee guida per la gestione dei pazienti odontoiatrici sieropositivi. Ho già chiesto ai tecnici del ministero di effettuare le verifiche del caso. Incontrerò al più presto le associazioni che si impegnano ogni giorno nella lotta contro l’Aids. I pregiudizi sui malati non possono essere tollerati”.

Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale dei dentisti italiani (ANDI) che difende, invece, l’operato dell’odontoiatra. “Non c’è stata nessuna discriminazione – ha affermato all’Adnkronos il presidente Carlo Ghirlanda – ma il collega ha applicato le regole”.

“Lo studio odontoiatrico – spiega – non è aperto al pubblico ma privato, quindi il dentista può per legge effettivamente scegliere o meno se intervenire, a parte nei casi di urgenza, se il paziente ad esempio si sente male, in cui è tenuto a prestare la sua opera. Lo studio privato – aggiunge – non è un ambulatorio, per cui alcuni studi sono attrezzati e altri no. Il collega, in questo caso, ha fatto bene qualora abbia ritenuto di non avere quelle dotazioni strutturali, tecnologiche e organizzative necessarie. Ha quindi agito correttamente, rispetto alle sue prerogative organizzative, per tutelare il personale di studio, se stesso e i pazienti successivi, secondo prudenza in termini di prevenzione del rischio”.

 

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