Sono ormai più di 15 anni che il sistema tecar è entrato con prepotenza nel mondo sanitario riabilitativo. Nato per altri scopi, in realtà è stato presto introdotto in riabilitazione al fine di trattare molte patologie a carico di muscoli, tendini ed articolazioni.

Nel tempo però l’utilizzo giornaliero ha fatto in modo che si comprendesse meglio la reale capacità di questo macchinario. Cerchiamo qui di illustrare ai lettori il suo funzionamento e le applicazioni secondo noi più attinenti. È già, parliamo di attinenza e non di scienza anche se siamo professionisti che abitualmente utilizzano banche dati scientifiche ed internazionali per aggiornarsi e redarre articoli di questo tipo.

Dunque una “drammatica realtà”: il mondo scientifico non parla ancora di Tecar, e probabilmente non lo farà mai. La terapia quindi non è stata ancora mai messa seriamente sotto processo come si fa per ogni altro tipo di trattamento, dal farmaco alle terapie manuali. Comunque la nostra esperienza professionale sul campo ci permette di capire, almeno pensiamo, di analizzare i risultati determinati dalla somministrazione di radiofrequenza. Anche se il macchinario viene proposto per molteplici e disparati interventi cerchiamo di fare ordine.

IL FUNZIONAMENTO – La tecar agisce attraverso l’emissione bipolare di radiofrequenza che permette di ottenere una biostimolazione dei tessuti. Consiste di due modalità, la capacitiva impegnata nel trattamento di tessuti molli e superficiali (muscoli), e la resistiva utilizzata nel trattamento di strutture profonde e più rigide (ossa e legamenti). Il trasferimento energetico può essere basso, medio ed alto.

Minore è la quantità di energia erogata più alto è il potere biostimolante. Al contrario del pensiero comune infatti aumentando l’erogazione di energia diminuisce l’effetto principe della stimolazione ed aumenta l’effetto secondario di riscaldamento dei tessuti con relativa vascolarizzazione. Entrambe gli effetti ovviamente sono utili, ma cerchiamo di capire quando utilizzarne principalmente uno rispetto all’altro.

IL DOSAGGIO –  A basso trasferimento energetico abbiamo l’aumento dei processi proliferativi cellulari, l’aumento delle trasformazioni e biostimolazioni energetiche dei tessuti ed un buon effetto antalgico. Ad alto trasferimento energetico invece assistiamo ad un aumento della permeabilità delle membrane cellulari e alla presenza di calore endotermico che favorisce la vascolarizzazione profonda. A medio trasferimento energetico sono i capillari ad aumentare la loro attività.

LE APPLICAZIONI – Considerato quindi il maggiore effetto stimolante svolto a carico dei tessuti ove la componente ionica è maggiormente libera, appare abbastanza evidente che secondo la nostra esperienza i campi di maggiore applicazione riguardano soprattutto le patologie muscolari. Ma non tutte! Noi consigliamo l’utilizzo  solo negli stati muscolari contrattuali ed algici, non nelle lesioni.

Per quanto riguarda tendini legamenti ed articolazioni, la nostra esperienza ci evidenzia che il reale effetto è molto più contenuto. Sovente infatti ricorriamo ad altre fonti di energia fisica nel trattamento dei tessuti meno vascolarizzati.

IL COSTO – Nei centri privati mediamente il costo di una singola applicazione varia da 35 a 40 Euro, almeno nella regione Lazio.

Concludiamo questo piccolo articolo divulgativo dicendo che se si volessero maggiori informazioni in merito, la cosa più ragionevole da fare è consultare on-line le linee guida consigliate dai maggiori produttori e di confutarle con un professionista medico o fisioterapista di riferimento.

Paolo Scannavini 

Dr. in Fisioterapia
pscannavini@gmail.com

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