L’intervista a Ernesto Caffo, Presidente di «Telefono Azzurro» e Professore Ordinario di Neuropsichiatria infantile presso l’università di Modena e Reggio Emilia, che fornisce dettagli rilevanti sul fenomeno del bullismo. Da anni opera accanto alle istituzioni per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.

Diamo una definizione di bullismo e di bullo

Si definisce bullismo, un’oppressione, fisica e/o psicologica (vittimizzazione), ripetuta e continuata nel tempo attuata da una persona (bullo) – o da un gruppo – più potenti e/o popolari nei confronti di un’altra persona percepita come più debole. È importante non confondere il bullismo con altre forme di violenza tipo discussioni, aggressioni isolate. Le caratteristiche peculiari del fenomeno “bullismo” sono nell’intenzionalità, persistenza, asimmetria relazionale (forza sbilanciata) e rigidità nei ruoli. Il bullo dunque è il bambino o ragazzo che mette in atto prevaricazioni, spesso rafforzato dal gruppo dei bulli gregari (o bulli passivi), che offrono sostegno anche senza intervenire direttamente.  Per darci un quadro del fenomeno, secondo una ricerca europea condotta in Italia da Telefono Azzurro nel 2012, il 16,22% dei ragazzi ha ammesso di essere stato un bullo, occasionalmente o ripetutamente. Il profilo del bullo vede la comparsa di disturbi della condotta, come depressione e ritiro, la presenza di ambiente familiare a elevata conflittualità, alto controllo genitoriale e basso status socioeconomico. Secondo la ricerca di Telefono azzurro, i bulli presentano spesso problemi familiari: il 40% arriva da famiglie con problemi di alcolismo, problemi con la legge, difficoltà relazionali con i genitori (51.28%). Oltre il 30% dei bulli vive in famiglie in cui discussioni e conflitti vengono risolti con comportamenti violenti. Secondo una recente ricerca europea, realizzata in Italia da Telefono Azzurro – su oltre 5 mila studenti di età compresa tra i 12 e i 18 anni – il 15% dei ragazzi è vittima di bullismo o cyberbullismo. Ciò significa che in Italia è vittima di bullismo 1 ragazzo su 6, e in una classe di 25 ragazzi le vittime sono almeno 4. Anche se l’attenzione verso il fenomeno negli ultimi anni sta aumentando, quindi, continuano ad essere numerosi i casi che non vengono alla luce, soprattutto perché le vittime ancora oggi e troppo spesso non riescono a parlare e a riferire quanto sta accadendo.

Quali le fasce d’età più colpite? Prevalenza di maschi o femmine

Circa l’età delle vittime di bullismo o cyberbullismo, è possibile rilevare come praticamente 1 su 2 delle vittime di bullismo o cyberbullismo per cui è stato contattato Telefono Azzurro è preadolescente (49%).  In 1 caso su 4 le vittime sono studenti delle scuole secondarie di secondo grado (26%), stesso trend delle vittime che frequentano le scuole primarie (25% dei casi). Nello specifico, analizzando l’età della vittima (motivazione – bullismo o cyberbullismo), i dati di Telefono Azzurro mostrano come in più di 1 caso su 4 di bullismo riguarda bambini piccoli (26,4% delle vittime è minore di 10 anni: i casi segnalati riguardano anche bambini di sei anni) mentre 1 su 2 riguarda preadolescenti (48,8% dei casi).  Il cyberbullismo sembra invece avere inizio con le scuole secondarie di primo grado e proseguire in adolescenza: 2 casi su 3 di quelli segnalati alla linea telefonica e alla chat di Telefono Azzurro nel primo semestre 2015 riguardano preadolescenti (62,5%).  Dalle segnalazioni arrivate al Centro Nazionale di ascolto, si evidenzia un trend inverso per maschi e femmine sulle altre classi di età: mentre i maschi sono vittime di bullismo prevalentemente in età preadolescenziale (56,3%) con un calo significativo dopo i 15 anni (i casi scendono al 15,5%), le femmine presentano percentuali elevate sia in preadolescenza che in adolescenza (36,9% delle segnalazioni). Le vittime di origine straniera sono comunque una percentuale considerevole, quasi un caso su dieci (9,8%). Secondo le ricerche internazionali il bullismo colpisce il bambino o l’adolescente, per quanto riguarda invece il cyberbullismo l’incidenza del fenomeno crescerebbe al crescere dell’età. Le ragazze in particolare sembrerebbero più inclini a compiere atti di cyberbullismo, soprattutto in tema di invidia verso le altre ragazze. Ciò confermerebbe il maggiore coinvolgimento tipicamente femminile di bullismo indiretto attraverso diffamazione e pettegolezzi mentre i cyber-bulli maschi, sceglierebbero l’identità di genere come principale argomento per l’attacco online dei pari, con insinuazioni a sfondo erotico/sessuale contro le ragazze di denigrazione verso i coetanei.

Dividiamo casi di bullismo e cyberbullismo. Quali le differenze e il trend di crescita?

Possiamo dire che il cyberbullismo è la componente “online del bullismo”. Per questo una netta differenziazione del fenomeno non è utile a comprenderne la portata. La maggior parte degli adolescenti è on line 24 ore su 24 dunque le prevaricazioni, gli insulti, i soprusi si protraggono tanto nella vita reale quanto nella vita virtuale dei ragazzi. Il punto su cui concentrarci sono le conseguenze del fenomeno. Se una volta le prese in giro finivano nel momento in cui “la vittima” rientrava nei propri contesti “protetti” (ad esempio a casa), oggi non è più cosi. Una vittima può essere raggiunta dai suoi bulli dovunque e in qualsiasi momento. La pervasività devastante del fenomeno è questa, perché le vittime sentono di non riuscire a proteggersi in nessun momento della giornata e finiscono per controllare ossessivamente i propri social network per vedere se ci sono stati insulti, prevaricazioni o anche furti delle loro identità online, come atti sequenziali a quanto magari già accaduto a scuola durante la mattinata. Come recenti ricerche mettono in luce, infatti, il cyberbullismo ha effetti negativi sul benessere sociale, su quello emotivo e su quello scolastico delle vittime. Il malessere per le vittime viene spesso espresso attraverso ansia, bassa concentrazione e un basso rendimento scolastico, e può sfociare in comportamenti più gravi come depressione e tentativi di suicidio, come anche recenti casi di cronaca hanno mostrato. Il trend dei casi segnalati è in aumento costante negli ultimi anni: dal 6% dei casi segnalati alla linea telefonica nel 2011, in questo ultimo biennio la percentuale è più che raddoppiata. Solo negli ultimi 6 mesi (da 01/02/2015 al 31/07/2015), quasi 1 caso al giorno dei 1441 ricevuti dal Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro (linea telefonica 19696 e chat che eroga un servizio di ascolto e consulenza all’utenza dell’intero territorio nazionale) ha riguardato casi di bullismo e cyberbullismo, per un totale di 148 casi (10,3% del totale). In 115 casi bullismo e cyberbullismo costituiscono la motivazione principale di richiesta di aiuto o sostegno (tramite linea telefonica o chat); in 33 casi invece bambini e ragazzi chiamano principalmente per altre motivazioni; in questi casi le motivazioni di bullismo e cyberbullismo si configurano come elementi secondari che concorrono al disagio provato ma non ne sono le cause prevalenti.

Quale prevenzione attuare e come opera la vostra associazione?

La cosa fondamentale è non sottovalutare il fenomeno e non considerarlo come semplici scherzi fra adolescenti e, ancora, occorre sensibilizzare il gruppo dei pari, che ancora troppo spesso resta a guardare gli episodi di bullismo – online e offline-  senza far nulla. Attenzione e consapevolezza devono essere al primo posto. Rispetto alla modalità con cui opera Telefono Azzurro nel contrastare il fenomeno da anni per noi è prioritario l’incontro coi ragazzi nei loro contesti quotidiani. Ci siamo però adattati ai tempi rendendo Telefono Azzurro sempre più “tecnologico” ed adattando i suoi strumenti e le sue attività a questi cambiamenti. Oggi siamo più uno Smartphone che un Telefono. Diamo ascolto ai ragazzi e loro genitori che telefonano, ma anche a quelli che «chattano» con noi sul nostro sito (www.azzurro.it) o che interagiscono con noi su Facebook (SOS – Il Telefono Azzurro Onlus) e Twitter (@telefonoazzurro). Tra le altre realtà nazionali ed internazionali, collaboriamo attivamente con il Ministero dell’Istruzione. L’ultimo protocollo di intesa tra il MIUR e Telefono Azzurro è stato siglato in data 12 marzo 2014. Esiste inoltre un’area innovativa, interamente dedicata alle attività educative che comprende sia l’ambito scolastico sia quello extrascolastico. Insomma cerchiamo di operare a 360 gradi nelle attività dei ragazzi.

Come si pone l’Italia rispetto agli altri paesi europei in tema di bullismo e cyberbullismo?

Il confronto internazionale permette di evidenziare come in Italia il dato in sé non sia particolarmente elevato rispetto al resto dei paesi europei. La riflessione che occorre fare però riguarda le modalità con cui gli adulti tutelano i propri figli sul web. Il recente rapporto Eukids online (2014), evidenzia infatti che la strategia maggiormente utilizzata dai genitori italiani per tutelare i propri figli online è ancora il proibizionismo o il controllo sulla quantità di tempo con cui i ragazzi hanno accesso alla rete. Se pensiamo solo a quanto in diverse città italiane si stanno moltiplicando i punti di accesso in «wi-fi», è comprensibile come su questo aspetto, occorra andare nella direzione di una tutela che costruisca consapevolezza e responsabilità critica. Occorre accompagnare i ragazzi in questo aspetto più che proibire o vietare. Questa è la sfida che ci attende come adulti se davvero desideriamo essere al loro fianco nell’utilizzo positivo, consapevole e tutelante delle risorse che la rete ci offre. Attualmente Telefono Azzurro è uno dei partner italiani del progetto europeo Generazioni Connesse, co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Safer Internet, il cui obiettivo è promuovere un uso sicuro e responsabile di Internet da parte dei più giovani. Inoltre Telefono Azzurro è membro di network internazionali (come ad esempio Child Helpline International, Inhope e Insafe, Missing Children Europe) che promuovono la lotta alla pedopornografia su Internet, la protezione dei minori scomparsi e sfruttati sessualmente.

a cura di Laura Fedel

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