La Federazione Sindacati Indipendenti si appresta a presentare un ricorso per far ottenere ai lavoratori interessati l’equivalente di circa due stipendi come arretrati per i tempi di vestizione e svestizione

La Fsi-Usae (Federazione Sindacati Indipendenti costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei) ha avviato con i suoi legali le procedure per presentare un ricorso a livello nazionale finalizzato a fare recuperare ai lavoratori interessati l’equivalente di quasi due stipendi – quasi tremila euro ciascuno – come arretrati per i tempi di vestizione e svestizione.

“Il tempo usato per indossare la divisa è orario di lavoro. Lo stabilisce anche il contratto e abbiamo diritto agli arretrati”. A spiegarlo è il segretario regionale della sezione siciliana della Federazione Calogero Coniglio.

La Corte di Cassazione spiega l’Associazione, già con la sentenza n. 20179 del 2008 aveva stabilito che “… chiunque sia obbligato ad usare una divisa sul luogo di lavoro ha diritto ad essere retribuito anche per il tempo occorrente per indossarla e dismetterla”.

Recentemente i Giudici Ermellini hanno ribadito che tale principio era valido anche antecedentemente alla sottoscrizione del contratto e che il tempo necessario per la vestizione era tempo di lavoro effettivo e dava diritto a retribuzione.

E’ stato quindi calcolato che ognuno degli interessati ha diritto al recupero degli arretrati delle relative somme che equivalgono a più di un mese di lavoro e che in alcuni casi arrivano a due mensilità. A tali somme vanno aggiunti gli oneri accessori per straordinari e gli interessi.

La vertenza riguarda tutto il personale sanitario “sottoposto all’obbligo di indossare una divisa”: infermieri, operatori socio sanitari, tecnici sanitari, fisioterapisti , medici, personale ausiliario, ecc.; tutto il personale “sottoposto all’obbligo di indossare una divisa”, aveva pieno diritto di “cambiarsi” in orario di lavoro.

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