Risarcimento record da milione e mezzo di euro, da parte del Ministero della Salute, per la famiglia della giovane talassemica morta a Bari nel 2007.  La ragazza aveva contratto dopo una trasfusione il virus Hcv (epatite C). L’indennizzo è stato stabilito dalla Corte di Appello di Bari dopo che, più di un anno fa, questa aveva respinto il ricorso del Ministero già condannato in primo grado. Già nel 1994 la commissione medica dell’ospedale militare di Bari aveva stabilito le cause dell’infezione. “La ragazza era talassemica sin da piccola” –  racconta Ferdinando Fanelli, avvocato che ha assistito la famiglia della vittima – “non poteva certo immaginare che la terapia a cui si era sottoposta al Policlinico di Bari si sarebbe trasformata in una condanna a morte”. Una sentenza che per l’avvocato riapre una pagina nera della storia italiana: “è solo lo Stato colpevole di omessa vigilanza sull’importazione di sangue destinato al territorio nazionale, molto di questo proveniente anche dall’estero soprattutto negli anni ’70 e ‘80”. Per Fanelli, la responsabilità oggettiva per il danno morale e biologico è solo da  attribuire al Ministero e non al Policlinico di Bari: “E’ una sentenza che al pari di altre si inserisce in un filone consolidato del tribunale di Bari e che riconosce a tantissime persone la possibilità di ottenere un risarcimento dallo Stato, ritenuto responsabile di una pratica scorretta”.

Quello appena descritto non è purtroppo l’unico caso di sangue infetto in  Italia. Vi raccontiamo un altro caso drammatico, quello di Luca (nome di fantasia) ricoverato nel 1977 all’ Ospedale San Giuseppe di Marino, in provincia di Roma, dopo un incidente stradale. All’uomo gli viene fatta una trasfusione e lì cominciano i suoi guai. Linfoma maligno di Hodgkin che non va via nonostante le chemio, epatite C cronica, sindrome depressiva – ansiosa grave. A Luca il risarcimento è arrivato dopo 37 anni, a febbraio del 2014:un milione 403mila euro, di cui 283mila euro sono per il danno biologico.

Secondo l’Associazione Politrasfusi, sarebbero circa 120 mila le persone che si sono ammalate  di Aids e di epatite dal 1970 al 1990. Di queste oltre 3.600 sono morte a causa dei mancati controlli sui farmaci emoderivati e sul plasma. Ammontano a circa settemila i contagiati da sangue infetto in attesa di risarcimento.

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