Vittima dell’episodio un cittadino alessandrino operato alla spalla. L’uomo, dopo 8 mesi, ha scoperto che la causa dei suoi dolori era un tubicino del drenaggio non rimosso durante l’intervento

Un tubicino del drenaggio, lungo circa quindicina di centimetri, rimasto nella spalla del paziente operato. E’ quanto accaduto, come riporta La Stampa,  all’ospedale di Alessandria nel 2009.
A distanza di circa 10 anni dall’episodio è arrivata la condanna per lesioni colpose nei confronti del chirurgo ortopedico che effettuò l’intervento. Il professionista è stato ritenuto responsabile di lesioni colpose. Dovrà pagare un’ammenda di 200 euro, con i doppi benefici di sospensione condizionale e non menzione. Dovrà inoltre risarcire il cittadino alessandrino vittima dell’incidente, costituitosi parte lesa nel procedimento, e provvedere alle spese processuali.
Il danneggiato era finito sotto ai ferri per la frattura scomposta a una spalla. Dopo l’operazione l’uomo continuava ad accusare dolori, inizialmente attribuiti ai normali postumi dell’operazione. Solamente a distanza di otto mesi si scoprì che una porzione del drenaggio era rimasta incastrata. Da qui la necessità di un nuovo intervento per la rimozione del corpo estraneo che finalmente pose fine alle sofferenze del malcapitato.

Ne scaturì un procedimento giudiziario nel corso del quale l’imputato ha sempre ribadito la propria innocenza.

In base alla versione fornita dal medico, durante la rimozione del drenaggio era stata riscontrata una certa resistenza. Lo specialista aveva quindi ordinato una lastra, ma il radiologo non aveva rilevato la presenza di corpi estranei. In realtà, i consulenti tecnici incaricati di fare luce sull’accaduto, notarono un segno lineare molto sottile, una sorta di filo bianco, che denunciava la presenza del drenaggio incastrato. Il radiologo, a sua volta, avrebbe riferito che non gli era stata chiesta un’indagine specifica sull’eventuale presenza di un corpo estraneo.
La sentenza, tuttavia, in base a quanto riferisce la Stampa, non lascerebbe soddisfatta nessuna delle parti. I legali della vittima sottolineano come la pronuncia non contempia gli otto mesi di dolori che hanno preceduto l’individuazione del drenaggio dimenticato,  ma soltanto la prognosi di otto giorni di guarigione successiva al secondo intervento chirurgico. Pertanto, non escludono, di avviare un’azione civile. Il difensore del medico, invece, insiste sull’innocenza e sul comportamento scrupoloso del suo assistito preannunciando un probabile appello.
 
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