Uno studio italiano ha anche dimostrato che il basso dosaggio è efficace per proteggere dalla formazione di nuovi carcinomi le donne affette da tumore al seno intraepiteliale

Una bassa dose di tamoxifene, pari a 5 mg al giorno, è efficace per proteggere dal rischio recidive dalla formazione di nuovi carcinomi le donne che devono affrontare l’intervento chirurgico per un tumore al seno intraepiteliale in stadio iniziale.

La scoperta arriva da uno studio italiano, coordinato da Andrea De Censi, direttore della S.C. Oncologia medica dell’E.O. Ospedali Galliera di Genova. I risultati sono stati presentati in Texas al San Antonio Breast Cancer Symposium, il più importante meeting internazionale sul carcinoma alla mammella. Il lavoro è stato inoltre riconosciuto dall’American Association for Cancer Research tra i quattro più rappresentativi del congresso.

La ricerca evidenzia come rispetto al dosaggio prescritto oggi di 20 mg al giorno, gli effetti collaterali del basso dosaggio siano molto ridotti. Inoltre, non c’è un aumento dei sintomi della menopausa come vampate di calore, secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sessuali.

“Riteniamo che i nostri risultati possano cambiare la pratica clinica – sottolinea De Censi -. Le donne che hanno avuto un tumore in situ, con il basso dosaggio avranno una protezione efficace e una qualità di vita migliore”.

Lo studio, condotto grazie al sostegno di AIRC, Ministero della Salute e di LILT, ha coinvolto 500 donne con tumore mammario intraepiteliale. I ricercatori hanno dimostrato che il tamoxifene a 5 mg al giorno somministrato per tre anni, riduce del 52 per cento il rischio di recidiva. Cala, inoltre, del 75 per cento rispetto al placebo, il rischio di sviluppo di un tumore all’altro seno.

Il lavoro –  si legge in una nota – pone anche le basi per un possibile utilizzo del farmaco a basse dosi (ancora da verificare con nuove ricerche) come trattamento di prevenzione primaria nelle donne sane che hanno un alto rischio di sviluppare un tumore al seno, comprese le donne con mutazione di BRCA, quello conosciuto come il gene di Angelina Jolie.

 

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