Presentati al congresso Aiom i risultati che evidenziano le problematiche quotidiane dei pazienti affetti da tumore della prostata

Avere un carcinoma comporta una serie di difficoltà cliniche e quotidiane, questo vale soprattutto per chi ha un tumore della prostata.
La Fondazione Istud ha svolto un’indagine sul tema presentando i risultati al XIX Congresso Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), svoltosi a Roma.

L’indagine

La ricerca ha coinvolto 50 pazienti con tumore della prostata metastatico e 50 familiari, con il contributo anche degli operatori sanitari.
Allo studio hanno partecipato quattro centri di Medicina Nucleare: Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), Policlinico G. Martino di Messina e Policlinico Umberto I di Roma.
Questa ricerca nasce con l’obiettivo di ripercorrere il ‘viaggio nelle cure’ di persone con carcinoma prostatico in fase avanzata attraverso la voce diretta non soltanto di chi vive questa esperienza (persona con carcinoma alla prostata), ma anche di coloro che prestano assistenza (caregiver, in particolare familiari) e cura (professionisti sanitari)”. Come spiega Luigi Reale, Coordinatore dei progetti di ricerca dell’Area Sanità e Salute della Fondazione Istud
La ricerca è stata condotta con il metodo della medicina narrativa. Una tecnica che permette di concentrarsi sul paziente in quanto persona.
“Il 15% dei pazienti – prosegue Reale – desidera essere ascoltato costruendo una relazione con il medico non basata soltanto sulla gestione degli aspetti clinici ma che abbia anche una componente umana”.

I risultati della ricerca

Dalla ricerca emergono le criticità quotidiane che vivono i pazienti con tumore della prostata. Il dolore muscolare è una delle difficoltà maggiori che colpisce l’80-90% delle persone con carcinoma della prostata metastatico, costringendo in molti casi i pazienti a letto.
Dalle indagini emerge inoltre che nel 50% dei casi il dolore impedisce di svolgere semplici attività quotidiane (l’85% afferma infatti di sentirsi debole).
Il 62% dei pazienti avverte poi il bisogno di stare a letto o su una sedia per diverse ore al giorno. Il 52% ha difficoltà anche nel fare una breve passeggiata e il 78% non ce la fa a svolgere attività pesanti e faticose.

La vita di coppia

Il tumore della prostata comporta conseguenze anche sulla vita familiare e di coppia.
La sessualità spesso diventa un problema e non tutti i pazienti lo affrontano.
Il 33% dei pazienti accetta la nuova condizione, il 22% è in cerca di soluzioni, il 19% afferma che il problema non è stato affrontato, per l’11% è una grande criticità e sempre l’11% si definisce rassegnato. 
L’impatto emotivo della malattia è molto forte e si ripercuote su tutta la famiglia. Per questo giocano un ruolo centrale le compagne che devono “sostenerli, trovando anche nuovi modi per vivere l’intimità e stare insieme” afferma Paolo Gritti, presidente della Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO).

Un approccio multidisciplinare

“La sopravvivenza a 5 anni è particolarmente elevata, pari al 91,4% – spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom. Oggi abbiamo molte armi a disposizione per sconfiggere o controllare la malattia che spaziano dalla chirurgia, alla chemioterapia, alla radioterapia, alla brachiterapia, fino all’ormonoterapia”.
È importante però tenere conto anche della sfera psicologica e affettiva considerando le conseguenze su queste aree. L’approccio al tumore della prostata deve quindi essere multidisciplinare in tutti questi sensi. Il sostegno al gruppo familiare si rivela essenziale non solo da un punto di vista medico ma anche da quello affettivo e pratico, in grado di condurre la famiglia nella giusta direzione per assicurare al paziente una buona qualità della vita circondato da un ambiente sano e tranquillo.
 
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