Gamba rotta e ripresa piena delle attività, quali sono i vantaggi e i rischi di riprendere pienamente le proprie attività, come Valentino Rossi?

Oggi parliamo di ortopedia. Una gamba rotta. Frattura scomposta di tibia e perone. Una frattura tricolore “riparata” con barre di titanio.
Questo è quanto capitato a Valentino Rossi. E lui dopo appena 22 giorni è di nuovo in motomondiale. Giri di qualifica terzo dopo gli spagnoli. Un eroe o un incosciente?
Iniziamo con il dire che non darò una risposta a questa domanda ma cercherò di spiegarti come sia possibile una cosa del genere.
Dunque quando un osso si rompe a volte è necessario intervenire chirurgicamente e rimettere tutto a posto tenendolo insieme con viti e piastre di metallo, a volte con ferri inseriti proprio all’interno dell’osso.
Questo tipo di intervento ha un doppio vantaggio: da un lato rimette esattamente in asse i frammenti ossei, dall’altro permette già da subito il carico da parte del paziente.
Sembra da incoscienti camminare con una gamba rotta e viene tenuta insieme da del metallo ma, in molti casi questa soluzione salva la vita.
Già… se a rompersi è un anziano, mettiamo ad esempio il femore, la necessità degli operatori sanitari oggi, è quella di rimettere in piedi il paziente prima possibile al fine di permettere nel minor tempo il ritorno alla quotidianità.
Non è fretta riabilitativa ma esigenza di vita. Infatti è ormai chiaro che fino a 10 anni fa la sopravvivenza ad un anno degli anziani dopo la frattura di femore era solo del 50%. Questo accadeva perché troppo tempo a letto per una persona anziana può scatenare una serie di processi a cascata che porta alla morte.
Quindi da alcuni anni si è molto veloci nel permettere di recuperare a chi ha subito interventi del genere. E se lo si fa per gli anziani lo si può fare per tutti.

Quindi il nostro Valentino nazionale non è un eroe. È un atleta tenace, questo si. Ma quali sono i rischi?

Indubbiamente se dovesse cadere ed urtare nuovamente con forza la sua gamba questa cederebbe con facilità creando danni molto più complessi. Ecco il rischio è molto alto.
In conclusione, a mio avviso quindi non è in discussione la possibilità per chiunque di mettersi in moto dopo 22 giorni da un intervento chirurgico di osteosintesi, piuttosto ognuno di noi prima dovrebbe prendere in esame i vantaggi di una cosa del genere versus il rischio di fare un disastro.
Tutto può essere racchiuso in un detto romano: il gioco vale la candela? Per Valentino Rossi… SI!
 

Dr. Paolo Scannavini
pscannavini@gmail.com
Fisioterapista e Kinesiologo
Responsabile Fisioterapia Fisiopalestra MeRiBen
Mysa trainer
PNL Pratictioner
Consulente Wellness per Aziende

 
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