La vittima, una donna affetta da Sla paralizzata da cinque anni, è riuscita a denunciare tramite posta elettronica le presunte violenze psicologiche subite in una clinica privata di Catanzaro

Nove operatori sanitari in servizio presso una clinica privata di Catanzaro sono stati rinviati a giudizio per violenze psicologiche su una paziente affetta da Sla, paralizzata da cinque anni.
Si tratta, nello specifico, di medici e infermieri, accusati in concorso del reato di maltrattamenti con l’aggravante dell’aver agito per motivi abbietti. Avrebbero infatti abusato dei loro poteri e violato i doveri inerenti alla loro funzione, per dispetto o per ritorsione. Il tutto a fronte delle continue richieste di assistenza da parte dell’assistita.
A far scattare l’inchiesta, nel luglio del 2017, sarebbe stata la denuncia della stessa paziente. La donna, vigile e cosciente degli atti di scherno posti in essere nei suoi confronti, avrebbe segnalato le presunte vessazioni tramite l’invio di messaggi di posta elettronica, unico strumento a sua disposizione per comunicare con l’esterno.

L’inchiesta, denominata ‘Urla silenziose’, è stata condotta dal NISA (Nucleo Investigazioni Sanità Ambiente) e dalla Squadra Mobile.

Le indagini avrebbero fatto emergere che, nel corso degli ultimi tre anni, la signora subiva comportamenti persecutori, vessatori, a volte aggravati da insulti rabbiosi. Tali condotte sarebbero state perpetrate spegnendole l’audio del comunicatore, ovvero semplicemente spostandole il monitor. In tal modo gli indagati avrebbero impedito al lettore ottico di intercettare le pupille della signora.
La paziente, dunque, sarebbe stata privata non solo della sua voce ma anche della possibilità di leggere, usare internet, telefonare, leggere e scrivere mail. Sarebbe quindi stata costretta a rimanere inerme nel letto a fissare la parete. Il processo inizierà il prossimo  dicembre davanti ai giudici del Tribunale collegiale del capoluogo di provincia calabrese.
 
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