Il virus Nilo Occidentale è stato individuato in ben 22 province italiane. E’ un batterio appartenente alla famiglia della febbre gialla

Alla stessa famiglia della febbre gialla appartengono anche il virus dell’encefalite di Saint-Louis, il virus dell’encefalite di Murray Valley e il virus dell’encefalite giapponese. Si tratta del virus Nilo, che prende il nome del distretto dove è stato isolato la prima volta, il West Nile, in Uganda.
Dal 1937, data in cui è stato scoperto, ad oggi, il virus si è diffuso dall’Uganda all’Egitto. Poi, in altri Paesi, negli anni Cinquanta. Tuttavia, non è stato considerato una malattia pericolosa fino a metà degli anni Novanta.
Nel 1994, infatti, a far scattare l’attenzione sul virus fu un’epidemia scoppiata in Algeria. In quell’occasione furono registrati un alto numero di casi di encefalite.  Poi, nel 1996, è comparso in Romania, anche in questo caso associato ad un alto numero di casi di malattia neuroinvasiva. Infine, si è diffuso in Europa e negli USA.
Ad oggi, il virus Nilo, dagli Stati Uniti si è ormai esteso al Canada e, verso sud, nelle isole Caraibiche e nell’America Latina. Tanto che è considerato un patogeno endemico in Africa, Asia, Australia, Medio Oriente, Europa e negli Stati Uniti.
Di recente, una grossa epidemia, in Texas ha causato la morte di 286 persone. Ed in Italia è stato isolato un nuovo ceppo del virus Nilo, della famiglia della febbre gialla.

Come si trasmette e che sintomi ha il virus Nilo

I due vettori principali sono la zanzare del genere Culex, e le zecche. Ma queste ultime non sono considerate un vettore importante. Quindi bisogna fare attenzione a tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare: piogge abbondanti, irrigazioni di terreni, alte temperature.

I sintomi

Il periodo d’incubazione del virus oscilla tra i 2 e i 15 giorni. Nell’80% dei casi la malattia è asintomatica. Per questo il Centro nazionale sangue ha sospeso le donazioni per i soggetti a rischio. In caso di sintomi si tratta di febbre moderata che perdura da tre a sei giorni. Si associa spesso un senso di malessere,  anoressia, nausea, cefalea.
Può comparire dolore oculare, mal di schiena, mialgia, artralgia, tosse, eruzioni cutanee, difficoltà a respirare e linfadenopatia. In alcuni casi insorgono disturbi dell’apparato gastrointestinale. In questo caso il quadro clinico è dominato da nausea, vomito e diarrea.

Le complicazioni neurologiche

Raramente compaiono complicazioni di tipo neurologico, gravi. In genere si tratta del 15% di casi, in soggetti anziani o più deboli. Si tratta della comparsa di meningite asettica, encefalite oppure meningoencefalite.
In questi casi, i sintomi sono febbre elevata, marcata cefalea, estrema debolezza, paralisi flaccida, modificazione dello stato mentale con alterato stato di coscienza, confusione mentale, disorientamento, tremori, convulsioni, stupore e coma.
Al di là dei casi in si presentano complicazioni, il paziente si rimette in 3-5 giorni.
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