Un accordo dopo la Brexit salva gli italiani in Gb. Dopo un difficile negoziato si è giunti a una soluzione che tutela europei e britannici

Ora è certo: un accordo dopo la Brexit salva gli italiani in Gb tutelandone i diritti fondamentali. Questa decisione permetterà di sbloccare la sospirata ‘fase due’ nei negoziati sulla Brexit.
È stato necessario un nuovo viaggio a Bruxelles della premier Theresa May per siglare il patto, ma Londra e Commissione europea hanno firmato all’alba un testo che Bruxelles considera un “progresso sufficiente” per iniziare a discutere di relazioni future.
Anche se adesso inizia il difficile, ammoniscono dalla capitale europea. Se per negoziare un testo di 15 pagine sono serviti nove mesi, chiudere l’accordo complessivo entro ottobre 2018, sembra inverosimile. Ma questa è la richiesta del capo negoziatore Michel Barnier.
Resta comunque la soddisfazione per un’intesa di massima sulle tre questioni prioritarie.

La prima è garantire i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito, e tra questi sono moltissimi medici e infermieri italiani.

La secondo è fissare un metodo per calcolare il ‘conto’ della Brexit, evitando che tra Irlanda e Ulster torni una frontiera fisica.
Ma quali sono, nel dettaglio i punti fondamentali dell’accordo?
In primo luogo, i diritti dei cittadini. Si vuole tutelare gli europei che resteranno nel Regno Unito dopo la Brexit e i britannici che rimarranno in Europa.
Un punto che, sin dall’inizio, ha occupato la maggior parte degli sforzi dei negoziatori.
L’accordo finale sarà incardinato nel diritto britannico. Ne consegue quindi che ad avere la giurisdizione in Gran Bretagna saranno i tribunali del Regno.
Sebbene la Corte di giustizia dell’Unione europea manterrà un ruolo. Per 8 anni, infatti, le corti britanniche avranno la facoltà di chiedere un parere vincolante in caso di controversie.
In tal modo, viene garantita la possibilità a tutte le persone arrivate nell’Ue o nel Regno Unito prima della Brexit di continuare a lavorare o studiare. Inoltre, i membri della famiglia avranno il diritto alla riunificazione, saranno conservati i diritti alle prestazioni sociali.
La seconda questione, la più spinosa, riguarda l’Irlanda del nord. Il Regno unito si è impegnato a evitare che sia eretta una frontiera fisica tra Ulster e Repubblica d’Irlanda.
Aperta la ricerca di “soluzioni creative”, in assenza delle quali Belfast manterrà un allineamento con il mercato unico e con l’unione doganale. Resta l’impegno di Londra a non creare nuove barriere con il resto del Regno.
Infine, in conto economico. Quello, cioè, che Londra deve continuare a pagare a Bruxelles per tenere fede agli impegni assunti rispetto al bilancio pluriennale dell’Ue.
Le cifre non sono state messe nero su bianco. Il testo si limita a enunciare una metodologia per individuare via via le somme da pagare.

In particolare, per gli anni 2019-2020, quindi dopo l’uscita dall’Ue, Londra continuerà a contribuire al bilancio come se fosse ancora uno Stato membro. Dopodiché saranno calcolati volta per volta tutti i passivi dovuti dal Regno Unito.

“E’ stato un negoziato difficile, ma ora abbiamo una prima svolta”, ha ammesso il presidente dell’esecutivo Ue Jean-Claude Juncker in conferenza stampa.
“Non è stato facile per entrambe le parti – ammette May -, abbiamo lavorato duro”.
L’accordo è piaciuto ai mercati, con la sterlina ai massimi da sei mesi sull’euro e le borse in rialzo. Unico deluso è stato il massimo fautore della Brexit, Nigel Farage. Dall’estero, un “giudizio positivo” è arrivato dal premier italiano Paolo Gentiloni.
Non resta ora che attendere il 15 e il 15 dicembre, quando il Consiglio europeo sancirà il passaggio alla ‘fase due’. Con la benedizione dell’Eurocamera, che alla vigilia approverà una risoluzione di appoggio.
L’ accordo dopo la Brexit salva gli italiani, e anche la bozza con le linee guida per il proseguimento del negoziato è pronta, già messa a punto dal team di Tusk. Almeno fino a febbraio-marzo, i colloqui serviranno soprattutto a definire il periodo transitorio chiesto da Londra per l’immediato post-Brexit.
Ma il vero accordo commerciale, così come gli altri trattati che cadranno con l’uscita dall’Ue, potrà essere negoziato solo dal 29 marzo 2019. Data in cui il Regno Unito per Bruxelles sarà diventato uno ‘Stato terzo’.
 
 
 
 
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