Per la Cassazione si tratta di un adempimento necessario nelle procedure giudiziarie che riguardano i bambini, che hanno diritto a essere informati e esprimere le proprie opinioni

La Corte di Cassazione, prima sezione civile, ha respinto il ricorso presentato da una madre contro la decisione della Corte d’Appello, che aveva stabilito, nell’ambito del regime di affidamento condiviso del figlio, la collocazione prevalente del minore presso il padre, nonché il versamento  suo carico di un assegno di mantenimento a favore del bambino.
La Suprema Corte, con sentenza n. 2770/2017, ha ritenuto corretta la decisione del giudice di secondo grado secondo il quale la collocazione prevalente del minore presso il padre rispondeva al prevalente interesse del bambino stesso, mentre la somma da versare a suo favore (200 euro, ridotta a 100 nei mesi di giugno e settembre e sospesa a luglio e agosto) era congrua sia in virtù della permanenza del figlio presso entrambi i genitori, sia per l’apporto economico del convivente more uxorio della donna.
Secondo gli Ermellini, inoltre, nella decisione della collocazione prevalente del bambino occorre tener conto delle dichiarazioni del minore stesso; nel caso in esame tale decisione propendeva verso l’abitazione paterna sulla base delle maggiori attenzioni ricevute da una pluralità di figure descritte e vissute come affettive.
L’audizione dei minori, direttamente dal giudice o da un esperto dal medesimo designato, è prevista dall’art. 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo. Per i giudici del Palazzaccio è divenuta un adempimento necessario nelle procedure giudiziarie che riguardino i bambini e, in particolare, in quelle relative al loro affidamento ai genitori, ai sensi dell’art. 6 della Convenzione di Strasburgo del 25 gennaio 1996, ratificata con la legge n. 77/2003. In particolare, rappresenta il riconoscimento del diritto fondamentale del minore (di almeno dodici anni o anche di età inferiore laddove capace di discernimento) a essere informato e a esprimere le proprie opinioni nei procedimento che lo riguardano, nonché elemento di primaria importanza nella valutazione del suo interesse.
Nel caso in considerazione il consulente tecnico d’ufficio incaricato dal giudice di effettuare l’esame ha osservato che non è emerso alcun segno di alienazione parentale da parte dell’uno o dell’altro genitore e che non vi era alcuna difficoltà scolastica, come invece sostenuto dalla madre.  Sulla base di tali elementi la Cassazione ha quindi ritenuto di condividere la sentenza della Corte d’Appello respingendo il ricorso proposto dalla madre e confermando l’assegnazione della collocazione prevalente al genitore “maggiormente conforme al suo attuale interesse, al suo equilibrio e alla sua serenità”.
 

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