Le difficoltà nella quantificazione del danno che ha visto completamente scalfita l’integrità psicofisica di una donna aggredita da due cani

Immaginiamoci di vederci allo specchio e non riconoscerci più: le braccia sfigurate, il torace pieno di cicatrici, la pelle che non si rimarginerà più. E quelle cicatrici non solo ci deturpano, ma addirittura ci fanno male, continuano a tirare nonostante il tempo passi. È in queste condizioni quando Lilia viene a parlarmi: è viva per miracolo dopo essere stata aggredita da due cani di taglia grande. “Non me lo sarei mai aspettato, quei cani li vedevo sempre”, mi dice.

Ogni domenica, infatti, Lilia andava nella sua casa in campagna alle porte di Roma ed i due cani del vicino, l’accoglievano abbaiando ma mai in modo minaccioso. È una domenica di primavera quando Lilia come sempre va in campagna, scende dall’auto per aprire il cancello della sua abitazione e fa giusto in tempo per accorgersi che i due cani, solitamente amichevoli, le si buttano addosso ringhiando. Istintivamente, e fortunatamente, Lilia avvolge le sue braccia al collo, la zona del corpo che i due cani avevano puntato.

L’aggressione che ha subito Lilia ha un impatto devastante sulla sua vita: oltre ai numerosi interventi ed i mesi di riabilitazione, al dolore fisico che ha dovuto sopportare e sopporta tutt’ora, alle difficoltà quotidiane che un’aggressione del genere comporta, Lilia veste una pelle ed un corpo che non sono più i suoi.

Bussa alla mia porta non in quanto terapeuta, ma perché la possa aiutare nel “quantificare” il danno che ha subito.

Rendere quantificabile, incasellabile un danno del genere è particolarmente difficile perché l’integrità psicofisica della donna è stata completamente scalfita, proviamo ad andare più in profondità ed immaginiamoci quanto la vita sociale, affettiva e sessuale della donna sia stata impattata da un corpo che improvvisamente non riconosce più e non funziona più come prima. Lilia descrive, infatti, i rapporti sessuali come particolarmente penosi per una forte componente di vergogna e di dolore del corpo.

Quantificare il danno biologico non è cosa semplice, è necessario effettuare test di livello, di personalità, proiettivi  al fine di valutare le funzioni mentali, i meccanismi di difesa, gli stati emotivo-affettivi e la struttura dell’IO. Non solo bisogna descrivere la persona com’è nel qui ed ora, ma anche com’era prima che vi fosse l’avvenimento traumatico. Oltre ad un’anamnesi accurata, infatti, una batteria di test mi ha permesso di trasformare in un dato, una percentuale la forte sofferenza della donna che, oltre a marcati tratti depressivi, manifestava un chiaro “shock” a tutti gli stimoli che lontanamente le ricordavano l’aggressione.

Lilia è riuscita ad avere il suo risarcimento del danno, ma nessuna somma economica le ridarà la serenità di prima.

Dott.ssa Rosaria Ferrara

Psicologa e psicoterapeuta

 

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