Il Sindacato Medici Italiani invoca un intervento deciso dello Stato contro le aggressioni al personale sanitario

Tre infermieri, un medico e un ausiliario del Pronto Soccorso. Questo il ‘bollettino’ delle aggressioni al personale sanitario perpetrate nelle ultime settimane in Sicilia. Una spirale di violenza che non accenna a placarsi.

L’episodio più grave, secondo quanto riporta lo SMI (Sindacati Medici Italiani) si è verificato nei confronti di un camice bianco del 118 a Falcone. Il medico, inviato per un soccorso in codice verde a Patti nella notte del 5 gennaio, è stato aggredito dallo stesso paziente che stava soccorrendo. Il sanitario ha incassato un pugno che gli ha provocato la frattura del setto nasale e la lacerazione del labbro superiore.

Solo l’intervento dei Carabinieri, ha consentito, sia pure con difficoltà, di riportare l’ordine, e completare il soccorso e il trasporto in ospedale dell’aggressore e dell’aggredito. Quest’ultimo ha avuto una prognosi di 30 giorni. Inoltre, a causa dell’accaduto, l’ambulanza è rimasta priva del medico per la restante parte del turno. Ciò ha determinato, sottolinea lo SMI, “una carenza assistenziale nei confronti di altri cittadini e difficoltà gestionali alla stessa centrale operativa 118 di Messina”.

Per spezzare definitivamente questa tragica spirale il Sindacato chiede un intervento immediato del Presidente della Regione, Nello Musumeci, e del Ministro dell’Interno, Marco Minniti.

E’ necessario che “lo Stato si schieri in maniera definitiva e netta dalla parte di chi garantisce il diritto costituzionale alla salute dei cittadini”. Non è accettabile, infatti, che il personale sanitario “sia a rischio in ogni intervento, in ogni minuto della sua giornata lavorativa”.

Lo SMI, tra le proposte avanzate a difesa del personale sanitario, ribadisce l’opportunità di attribuire ai professionisti sanitari lo stato di pubblici ufficiali. Ciò comporterebbe per gli aggressori il fermo di polizia e la denuncia d’ufficio all’autorità giudiziaria.

 

 

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