Lo Smi esprime soddisfazione per l’insediamento dell’Osservatorio permanente contro la violenza a operatori sanitari. Ma ricorda che mancano dei rappresentanti di categoria.

Le aggressioni contro i medici sono sempre più all’ordine del giorno. Per questo motivo, ieri, si è finalmente insediato l’Osservatorio permanente contro la violenza a operatori sanitari.

Presieduto dal Ministero, avrà il compito di monitorare le aggressioni contro i medici e arginare questo drammatico fenomeno, ormai capillare in tutta Italia.

E plaude alla creazione dell’Osservatorio lo Smi, per voce del segretario generale, Pina Onotri.

Per Onotri si tratta di “una buona notizia ed è un importante risultato della battaglia della categoria, che ha visto prima fila anche le donne del Coordinamento Nazionale Donne-Medico”.

“Crediamo positiva – prosegue il segretario dello Smi – la composizione dell’organismo, presieduto dal Ministro della Salute, e di cui fanno parte tra gli altri, anche il comandante dei Carabinieri del Nas, il coordinatore degli assessori alla sanità regionali, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e il direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali”.

Tuttavia Onotri fa notare che sia negativa l’assenza “di una rappresentanza dei sindacati medici”.

Non solo.

Per quanto sia positivo l’insediamento dell’Osservatorio sulle aggressioni contro i medici, “servono risposte già oggi perché l’emergenza aggressioni è costante”.

“Sabato – ha ricordato il segretario Smi – un altro episodio a Novara, dopo quello di Lecce della scorsa settimana. Chiediamo un immediato intervento delle Regioni per prevedere provvedimenti straordinari di messa in sicurezza dei servizi, partendo dai settori più sensibili e per tutelare le donne medico, le più colpite dall’aggressioni: come è noto su tre episodi di violenza due riguardano le dottoresse”.

“È necessario – ha concluso Onotri – che l’Osservatorio si metta subito al lavoro, ma anche che le Istituzioni siano fattivamente presenti sul territorio, e che le Asl prevedano, in accordo con i sindacati, un pacchetto di interventi dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, della logistica, e dell’adeguamento delle strutture”.

 

 

 

 

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