Considerare l’ aggressività come una condizione inscindibile dall’autismo è un errore da non commettere. L’esperta spiega perché.

Autismo ed aggressività non sono un connubio inscindibile, anzi.

Molte volte quando sento parlare di autismo o autistici sento commenti del tipo “sono violenti!”, ma non è vero o per meglio dire non sempre lo è. Inoltre conosco una vasto numero di autistici che a volte possono essere aggressivi verso se stessi, ma non verso l’altro.

L’ aggressività la sperimenta ciascuno di noi, ricordo un ragazzo Asperger che seguo da un po’ di tempo che dopo un primo periodo di trattamento si scontrò in piscina con una signora che, involontariamente, gli fece male. La reazione del ragazzino fu di inveire con una sterminata serie di parolacce!

La madre rimase particolarmente scossa dalla violenza verbale del figlio, io ci vidi un avanzamento, un momento di crescita in quanto il piccolo Aspie era solito iniziare una serie di stereotipie in situazioni del genere. L’ aggressività in quella determinata occasione, era stato un fenomeno eterodiretto, e non autodiretto come una stereotipia, pertanto era da leggervi un avanzamento.

Ma ora veniamo ad un breve skatch clinico. Vi introduco G. un bimbo di tre anni che ho visto per una valutazione e con il quale ho poi iniziato un trattamento specifico. G. si presenta come un bambino molto vivace, si muove nella stanza di valutazione in continuazione e sono pochi i materiali che attirano la sua attenzione. G. utilizza poco lo sguardo, non parla né approssima parole, vocalizza in maniera autodiretta (quindi emette suoni ma poche volte con intento comunicativo).

Spesso G. si picchia con una certa intensità stringendo la mano in un pugno e scaraventandolo in testa. Dopo averlo osservato, aver effettuato una serie di test con lui ed i genitori ho iniziato un trattamento basato sui principi del metodo Denver e che aiutasse G. nel migliorare la comunicazione.

Dopo solo due mesi, G. è diventato molto più comunicativo: utilizza di più lo sguardo, ha molte più vocalizzazioni e sono perlopiù eterodirette (vocalizza guardando le altre persone), inoltre ha smesso di picchiarsi. G., infatti, è stato aiutato nell’aumentare la comunicazione (non il linguaggio, ma la comunicazione che viene ancor prima del linguaggio), capendo che può esprimersi in una miriade di modi anziché picchiarsi in testa.

L’ aggressività nello spettro autistico non è sempre dovuta alla comunicazione, ma oggi ho voluto riportare un nesso che si ripete in tanti di questi casi, in cui l’ aggressività indica la frustrazione conseguente all’incapacità di comunicare.

Dott.ssa Rosaria Ferrara

 

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