Il docente, esperto in terapia del dolore, sarebbe il perno di un sistema corruttivo per incamerare somme di denaro e beni di ingente valore

Per gli inquirenti sarebbe ‘il perno di un articolato ‘sistema corruttivo’ realizzato per incamerare somme di denaro e beni di ingente valore, attraverso l’asservimento delle relative funzioni pubbliche agli interessi commerciali di alcune case farmaceutiche interessate a creare una propria ‘zona’ di influenza su pubblici ufficiali per la promozione e la diffusione illecita dei relativi prodotti farmaceutici”.
Il nome di rilievo finito al centro dell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Parma e condotta dal Nas del capoluogo emiliano, è quello di Gudo Fanelli, docente presso l’Università di Parma e estensore della legge sul dolore, nonché titolare di molti incarichi pubblici con potestà decisionale in materia di ricerca scientifica/terapeutica, raccolta dati e sperimentazioni cliniche e educazione continua medica.
L’inchiesta, battezzata Pasimafi  – proprio dal nome di uno yacht  (Pasimafi V) in uso alla famiglia del professore e acquistato, secondo le ipotesi della magistratura, grazie ai proventi dell’attività illecita – vede indagate 75 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, attuata nel campo della sperimentazione sanitaria e nella divulgazione scientifica per favorire le attività commerciali di imprese farmaceutiche nazionali ed estere, attraverso la commissione altresì dei reati di abuso d’ufficio, peculato, truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori.
Le approfondite indagini tecniche e patrimoniali hanno permesso di accertare, indicano i Nas, che nei luoghi e nelle strutture controllate da Fanelli (commissione nazionale, Università di Parma ovvero centri regionali di eccellenza nella trattazione della terapia del dolore) venivano valorizzate e condotte “sperimentazioni cliniche illegittime su ignari pazienti (con oneri a carico del Ssn) e sviluppate ricerche e raccolte di dati strumentali ai fabbisogni delle industrie, soprattutto con finalità di promozione e divulgazione dei relativi prodotti farmaceutici, avvalendosi della collaborazione di un dirigente compiacente del ministero della Salute”.
Il dirigente, inoltre, avrebbe organizzato congressi medici Ecm, direttamente o indirettamente, in violazione delle disposizioni di legge, “che erano di fatto pilotati e sostenuti economicamente da gruppi di operatori del settore (imprese farmaceutiche, produttori di dispositivi, informatori farmaceutici) interessati ad acquisire importanti quote di mercato attraverso il privilegio corruttivo piuttosto che la leale concorrenza”.
 

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