Il Tribunale ha riconosciuto le responsabilità dell’uomo che aveva in custodia l’animale, sprovvisto di guinzaglio a norma e di museruola, condannandolo al risarcimento delle spese mediche e del danno non patrimoniale subito dalla vittima

Invalidità permanente tra il 22% e il 24% nell’uso di alcune dita e invalidità temporanea di 117 giorni. Sulla base di tali conclusioni del Consulente tecnico d’ufficio, il Tribunale di Trento ha riconosciuto un risarcimento di oltre 90mila euro a una turista di 59 anni azzannata alla mano da un cane durante una vacanza in Val di Sole.

La vicenda risale a marzo 2013; la donna stava passeggiando insieme al compagno quando è stata assalita e da un cane che si trovava sul lato opposto della strada. Il morso alla mano sinistra le aveva provocato una ferita suturata con 30 punti. La turista aveva quindi deciso di intentare una causa civile nei confronti del compagno della proprietaria del cane, che aveva in custodia l’animale al momento dell’incidente. La richiesta avanzata nell’atto di citazione era pari a 179mila euro; la donna riteneva infatti che il morso avesse compromesso le proprie abilità procurandole danni permanenti del 30%.

L’uomo si era difeso sostenendo che il cane, un esemplare della razza giapponese Akita, era tenuto al guinzaglio, a una distanza di un metro e mezzo. Sarebbe stato un gesto imprevedibile e imprudente della donna, che avrebbe improvvisamente avvicinato la mano al muso dell’animale, a spaventarlo e a provocarne la reazione violenta.

Tale ricostruzione non ha tuttavia convinto il giudice che ha invece dato credito alle testimonianze di alcuni presenti secondo cui il cane sarebbe stato sprovvisto di museruola e legato ad una corda lunga 3-4 metri, anziché ad un guinzaglio allungabile; la donna avrebbe solamente alzato il braccio per salutare l’uomo che si trovava dall’altra parte della strada e l’animale, sfuggito al controllo del padrone, l’avrebbe azzannata alla mano sinistra.

Il Tribunale, dunque, ha escluso che sia stata la vittima a provocare la reazione aggressiva del cane individuando nell’uomo che aveva in custodia l’animale l’unico responsabile dell’accaduto, in quanto non sarebbe stato in grado di controllarlo e non avrebbe adottato le misure necessarie a prevenire quanto successo.

Accertata la dinamica del fatto, il giudice ha quindi disposto una Ctu per quantificare i danni. Nonostante il medico, nella sua relazione, abbia espresso criticità sia sulle modalità con cui era stata curata la vittima sia rispetto al comportamento tenuto dalla stessa durante la convalescenza, il giudice ha ritenuto che tali osservazioni non avessero alcuna incidenza sulla quantificazione del danno disponendo la liquidazione in favore della donna della cifra di 91.157 euro per danni non patrimoniali e a copertura delle spese mediche affrontate.

 

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