Intervista alla dott.ssa Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta, presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia

Da sempre si crede che la letteratura abbia poteri curativi, lo stesso Aristotele le attribuiva poteri purificatori. Il primo a parlare di libro-terapia nel 1937 è lo psichiatra W.C. Menninger utilizzando la tecnica nel trattamento della malattia mentale. Ad attestare la validità della biblioterapia, intesa come terapia attraverso la lettura nel trattamento di disturbi psichici dell’età adulta ma anche evolutiva, ci sono molti studi internazionali. Negli Stati Uniti e in Inghilterra è più diffusa rispetto all’Italia. Il libro dunque si inserisce all’interno di un percorso guidato con il terapeuta e finalizzato a un obiettivo. Uno strumento di crescita personale e di ricerca di consapevolezza che si è rivelato essere sempre più utile nel risolvere situazioni di disagio psicologico e sociale.
La biblioterapia può essere diretta a tutti: bambini, adolescenti, adulti e anziani e le sue applicazioni in diversi contesti possono essere molto interessanti. Utilizzata nel trattamento dei disturbi d’ansia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, sessuale, di lieve e media entità, la biblioterapia è adatta anche alla gestione di problemi comportamentali e disagio e per fronteggiare situazioni di difficoltà.
Per comprendere meglio la biblioterapia Responsabile Civile si è rivolto a Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta e coordinatrice del sito www.biblioterapia.it
Quando nasce la biblioterapia e che cosa si intende?
R.M.: La Biblioterapia, o Libroterapia, in psicoterapia nasce negli Stati Uniti ad opera del Dr. William Menninger, psichiatra. Negli anni  trenta inizia a prescrivere ai suoi pazienti la lettura di romanzi nell’ambito del trattamento di diversi disturbi psichici e nota dei miglioramenti.
La biblioterapia è una tecnica integrata nella psicoterapia, nasce in ambito terapeutico agli inizi del ‘900 anche se il libro ha sempre avuto una funzione catartica. Numerose sono le ricerche nel mondo anglosassone, è più diffusa l’applicazione e da maggior tempo rispetto all’Italia.
La biblioterapia si distingue dalla semplice promozione della lettura perché si tratta di lettura scelta, terapeutica e formativo-educativa nei gruppi di mutuo aiuto promossi da biblioteche, centri e asl. Una lettura scelta finalizzata a un obiettivo educativo-formativo perché il testo scelto sia di aiuto alla persona sofferente con un’attenzione alla sua storia personale. Si distingue dunque dalla semplice incentivazione alla lettura, che andrebbe a mio avviso promossa a prescindere dalla terapia per quella che nel nostro ambito viene definito analfabetismo funzionale, che indica l’incapacità delle persone a capire ciò che leggono, il che è serio.
Come avviene la scelta del testo?
R.M: In Inghilterra il sistema sanitario ha riconosciuto, grazie a degli studi, la validità di manuali di auto aiuto, ma si è visto che anche i romanzi, testi teatrali e poesie producono degli effetti benefici sulla psiche delle persone. I manuali di auto aiuto sono utili per comprendere il problema, suggerire delle tecniche per fronteggiare la situazione. Il catalogo prevede l’adozione di libri che già esistono, come romanzi, testi teatrali, poesie, saggi. Il terapeuta deve essere un buon lettore e avere un’esperienza ampia; sulla base del quadro clinico suggerisce un testo che faccia emergere contenuti rimasti sommersi. Ecco perché ci vuole una formazione precisa in questo settore. I manuali di auto- aiuto sono scritti con l’idea di fornire delle informazioni corrette sul disturbo che la persona presenta. Un testo sull’ansia, che la descrive, il comportamento in base a essa, le reazioni, può essere utile nel percorso biblioterapeutico. Nel caso specifico dell’ansia si sfata il luogo comune che essa sia qualcosa di esterno. Spesso ci viene riferito mi è presa l’ansia. Non è un qualcosa di esterno che prende ma di interno, quindi la consapevolezza di questo già diventa un passo evolutivo. Quindi come terapeuta suggerisco la lettura di testi mirati come manuali di auto aiuto per poi parlarne insieme durante la seduta. Occorre anche saper scegliere i manuali, evitando quelli che promettono guarigioni miracolose come uscire dalla depressione in 24 ore. È invece un percorso impegnativo che ha i suoi tempi di elaborazione. Segue l’assegnazione di veri e propri romanzi che qualsiasi scrittore può scrivere. Romanzi il cui intreccio riporti alla vita del paziente, a immedesimarsi in esso e nelle sue problematiche. La complessità della storia può dunque essere funzionale per quel disturbo. Saper scegliere quindi il testo giusto utile per raggiungere un obbiettivo educativo o formativo. La biblioterapia è una lettura guidata mediata da un terapeuta che si rivolge a un singolo o anche a gruppi. È bene precisare che la sola lettura di un libro non può guarire ma risulta efficacie se integrata in un percorso di psicoterapia.
Si può svolgere la biblioterapia al di fuori dell’ambito prettamente terapeutico?
R.M: Si, si sono svolte attività di affiancamento agli insegnanti in scuole con problematiche di bullismo. Il professore assegna agli alunni la lettura di determinati testi finalizzata al dibattito in classe, per sviscerare la storia, capire i personaggi ed elaborare il testo. Proprio attraverso la lettura si verifica l’impersonificazione con il personaggio e dunque il fenomeno dell’empatia, importante nel contesto sociale. È la carenza di empaticità a scatenare reazioni violente. Spesso gli insegnanti ci chiedono di intervenire in classi problematiche dove si sono verificati casi di suicidio, incidenti o situazioni difficili come lo stesso terremoto. La lettura è stata adottata come uno strumento per aiutare le persone a elaborare anche questo trauma. Ci sono però altri interventi che appartengono alla vita quotidiana, come i rapporti conflittuali in famiglia o nel gruppo di lavoro. La lettura permette il raggiungimento di una consapevolezza più profonda di se stessi. L’aspetto educativo formativo della biblioterapia consente una maggiore apertura alle collaborazioni con scuole, associazioni, gruppi di auto aiuto, genitori, proprio perché si possono condividere obiettivi e strategie condivise. E’ italiano lo studio eseguito da un gruppo di ricercatori coordinati dall’università di Modena e Reggio Emilia sull’impatto dei libri di Harry Potter. È emerso che attraverso questa lettura migliora nei bambini e negli adolescenti l’atteggiamento verso immigrati, omosessuali e rifugiati, cioè le categorie sociali verso le quali ci sono da sempre notevoli pregiudizi. Il protagonista, Harry Potter, ha rapporti positivi con personaggi appartenenti a categorie sociali stigmatizzate umanizzati dall’autrice del libro.
Quale tipo di formazione occorre e quanto è diffusa la biblioterapia?
Io sono stata la prima a parlare di biblioterapia in Italia. Umberto Eco accennò una volta alla biblioterapia come strumento di aiuto e la cosa mi colpì molto. In Italia se ne parlava pochissimo e nel 2006 ho fondato il sito, www.biblioterapia.it , il primo e unico in Italia, che oltre a  promuovere la lettura  organizza conferenze, corsi di formazione e convegni. Piano piano si è iniziato a diffondere e nel 2012 ho inaugurato la biblioteca nel reparto oncologico del policlinico Umberto I di Roma. Ho svolto laboratori di biblioterapia nel reparto oncologico pediatrico del Policlinico all’Università di Perugia,d ove alcuni ricercatori hanno svolto, nel 2015, uno studio sull’efficacia della lettura con gli anziani con demenza senile, rilevando il miglioramento degli aspetti cognitivi, affettivi e relazionali, con regressione della sintomatologia patologica. Ci sono diverse iniziative importanti su tutta Italia e altri colleghi hanno iniziato a occuparsi di questo. La formazione dunque deve essere seria, non ci si può improvvisare. Ho fondato S.I. BI. L.L.A., la Scuola Italiana di Biblioterapia, del Libro, della Lettura e delle Arti che distingue tra la biblioterapia in accezione terapeutica da quella educativa-formativa. Sono numerosi gli studi, soprattutto stranieri, che confermano la validità di questa tecnica. Uno studio inglese inoltre ha rivelato che attraverso la lettura le persone diventano più competenti, capaci e apprendono di più anche da un punto di vista linguistico acquisendo strumenti verbali rispetto a chi non legge. Saper esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni e i propri sentimenti è fondamentale per la qualità delle relazioni con gli altri. Sviluppare empatia consente un miglioramento delle relazioni sociali. Nei corsi della scuola c’è attenzione a fornire gli strumenti che possono essere utili alle persone in un percorso che è modellato intorno al paziente ma è giusto che sia così per la ricchezza che ciascun individuo esprime. Lo stesso da un punto di vista educativo e formativo. Si possono adottare tecniche di gruppo per far emergere le abilità di ciascuno. Adesso si comincia a parlare di percorsi educativi diversi nelle scuole invece del gruppo classe per sollecitare le qualità di ognuno, che possiede una sua intelligenza, che può essere musicale, linguistica, pratica. In alcuni carceri italiane sono state promosse attività di biblioterapia, percorsi di lettura guidata, individuali o di gruppo con interesse e partecipazione della istituzione e dei detenuti.

Laura Fedel

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