Il decesso è stato causato da una forma di infezione intestinale denominata sindrome emolitico-uremica

Potrebbe essere stato un gelato o un prodotto da latte crudo a causare la morte di una bambina di 16 mesi di Altamura. La grave infezione intestinale che ha colpito la bambina, deceduta ieri nell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, è la sindrome emolitico-uremica (Seu), una malattia acuta molto grave che colpisce soprattutto i bambini e gli anziani. Gli esordi della patologia sono in genere caratterizzati da sintomi quali diarrea, spesso emorragica, vomito e dolore addominale ai quali fa seguito la comparsa di anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale, che comportano nella maggior parte dei casi il ricorso alla dialisi. Nei bambini, spesso, la malattia può portare alla morte. Anche per questo preoccupano gli altri due casi di bambini, sempre di Altamura, attualmente ricoverati con gli stessi sintomi, sebbene per il momento le loro condizioni non parrebbero critiche.
Ma cos’è la Seu e come si contrae questa grave forma di infezione intestinale?
Nel 70-80% dei casi, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, la Seu è provocata da un’infezione intestinale sostenuta da un batterio capace di produrre una potente tossina che entra nel circolo sanguigno e colpisce soprattutto il rene. Il batterio fa parte della specie Escherichia coli e la tossina viene chiamata vero-citotossina o shiga-tossina. Il batterio viene perciò definito E. coli produttore di verocitotossina o VTEC. Il sierotipo VTEC più importante è E. coli O157. Il periodo di incubazione dell’infezione intestinale è solitamente compreso tra 1 e 5 giorni.
Per quello che concerne le modalità di contagio, i bovini sono spesso portatori asintomatici dei VTEC a livello intestinale. Le loro feci possono quindi contaminare la carne e il latte durante la macellazione e la mungitura. Per tale ragione, qualora la carne venga contaminata, è piuttosto facile che il batterio venga trasmesso all’uomo, specie se ingerita cruda o poco cotta. Stesso discorso per il latte: quando non pastorizzato, diventa un pericoloso veicolo per il batterio.
Che accorgimenti adottare, dunque, per evitare di contrarre la sindrome emolitico-uremica?
Gli esperti raccomandano di evitare il consumo di carne poco cotta e di latte non pastorizzato e dei suoi derivati, di non riutilizzare lo stesso coltello che si è adoperato per tagliare la carne cruda onde evitare la contaminazione con altri alimenti destinati al consumo e di evitare, infine, il contatto con le feci dei ruminanti e con acque e il suolo da queste contaminati.
Inoltre, per evitare di contrarre questa infezione intestinale, i medici raccomandano sia al paziente affetto da sindrome emolitico-uremica che ai suoi familiari, di osservare attente norme igieniche al fine di evitare il contagio.

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