I direttori generali delle Ulss potranno conferire incarichi di lavoro autonomo ai camici bianchi pensionati per far fronte alla carenza di organici

Il Veneto ha approvato una delibera che assegna ai direttori generali delle Ullss la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo ai medici in pensione. La misura è dettata dalla necessità di fronteggiare la carenza di organici che, nella Regione, è calcolata in 1.300 camici bianchi.
Il provvedimento, dal titolo “Conferimento incarichi di lavoro autonomo a personale medico in quiescenza”, è stato illustrato dal Presidente della Regione, Luca Zaia. “Di parole ne sono state dette tante. E’ il momento di agire – ha detto il Governatore – e noi cominciamo a farlo con questa delibera con cui apriamo in concreto alla possibilità di riportare in ospedale professionisti sicuramente capaci che, magari, avevano lasciato con dispiacere il loro lavoro. Con questo atto, che qualcuno potrebbe ritenere estremo – ha aggiunto– in realtà rispondiamo alla priorità numero uno, che è quella di curare al meglio i malati, basandoci su un presupposto anche giuridicamente solido: rispettare la Costituzione erogando tutti i Livelli Essenziali di Assistenza e evitare il configurarsi dell’interruzione di pubblico servizio”.

A gestire la nuova possibilità saranno i direttori generali delle Ullss, sulla base delle carenze riscontrate nelle loro strutture.

In particolare la delibera prevede che le aziende ed enti del SSR possono conferire incarichi individuali con rapporto di lavoro autonomo a medici già collocati in quiescenza qualora risulti oggettivamente impossibile disporre assunzioni di personale medico dipendente. In subordine, è necessario che risulti parimenti impossibile stipulare contratti di lavoro autonomo con personale medico non ancora in quiescenza. L’incarico, infine dovrà essere necessario per garantire i livelli essenziali di assistenza, pena interruzione di pubblico servizio.
“Sia chiaro – ha tenuto a sottolineare Zaia – che prima di tutto diciamo largo ai giovani ma se, come in questo caso, non ce ne sono abbastanza, le cure vanno garantite lo stesso, con ogni mezzo, perché questa è una crisi epocale, causata da una programmazione nazionale sbagliata in più parti. E’ un errore il numero chiuso nelle facoltà di medicina, dove i nuovi medici non si possono decidere con un quiz, ma vanno creati con la formazione esame dopo esame. E’ sbagliata e carente la distribuzione nazionale delle borse di specialità. E’ sbagliato, ma in questo caso occorre un intervento legislativo nazionale, non pensare alla formazione degli specializzandi in corsia. Fu sbagliato il messaggio che circolava alcuni anni fa, secondo il quale fare il medico equivaleva a rischiare la disoccupazione”.

La delicatezza della situazione è dimostrata dai dati elaborati a tutto il 15 marzo da Azienda Zero.

A fronte di 246 posti messi a concorso da ottobre, i candidati in graduatoria sono risultati soltanto 118, con una differenza in negativo di 128. A questi, vanno aggiunti altri 86 posti il cui concorso è in fase di espletamento, ulteriori 19 i cui concorsi sono in fase di pubblicazione in Gazzetta, altri 301 con i concorsi in fase d’indizione.
“Ciò significa – fa notare Zaia – che, se vi fosse una sufficiente adesione ai concorsi, in questo momento, la Regione Veneto sarebbe pronta a contrattualizzare in breve tempo 652 medici. Oggi – ha aggiunto il Governatore – siamo invece al punto che non si riescono a reperire i medici sufficienti nemmeno facendo scorrere le graduatorie e che una chiamata dell’Azienda Zero per 80 medici di pronto soccorso ha avuto una decina di adesioni. Questa è la realtà – ha concluso – che stiamo cercando di affrontare, risolvendo prima di tutto l’emergenza contingente, ma qualcosa deve cambiare in fretta, soprattutto a livello di normative nazionali, perché se la nostra delibera di oggi dovesse finire per stabilizzarsi nel tempo sarebbe una sconfitta per tutti”.
 
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