Aveva fatto discutere molto il caso biopsie al San Paolo, con almeno mille ‘vetrini’ non analizzati per mancanza di personale.

Quello che più si temeva, del caso biopsie al San Paolo, che nei mesi scorsi ha scandalizzato l’opinione pubblica, è accaduto: un uomo ha scoperto con 4 mesi di ritardo di avere un cancro. Il suo esame, infatti, non essendo stato subito analizzato all’ospedale San Paolo era stato inviato in un altro nosocomio per le analisi: ma la biopsia è stata anche letta in modo errato. Dopo 4 mesi, a fronte di dolori atroci alla schiena, il medico che seguiva il paziente 60enne ha richiesto un riesame dei tessuti prelevati.

Ed è arrivato il tragico verdetto: cancro alla prostata con metastasi ossee.

Una vicenda drammatica, questa, che nasce proprio dal caso biopsie al San Paolo per poi degenerare in un tragico errore medico.

Una serie di sfortunate circostanze, per quest’uomo di 60 anni di Milano, che adesso deve combattere con un tumore in stadio avanzato perché la sua biopsia è stata letta in modo errato.

Lo scandalo delle circa mille biopsie non analizzate al San Paolo a causa della carenza di personale era stato scoperto dal Corriere della Sera. A febbraio aveva denunciato che nel laboratorio di anatomia patologica dell’ospedale si erano accumulati – tra novembre e febbraio 2017 – circa mille reperti.

Il giorno dopo l’articolo-denuncia del Corriere, l’assessore alla Sanità Giulio Gallera era corso ai ripari.

Aveva deciso di inviare i tessuti prelevati in altri ospedali di Milano e provincia per smaltire gli arretrati e accelerare i risultati.

In concomitanza è stata anche istituita anche una commissione d’inchiesta per fare luce sulle colpe gravi dell’ospedale.

Dal San Paolo le biopsie sono quindi state spedite altrove. Il giorno in cui vengono inviati è il 26 febbraio.

Ad analizzarli è il laboratorio di Anatomia patologica dell’ospedale di Busto Arsizio. A sole 24 ore di distanza, il patologo firma il referto e non diagnostica nulla di grave. Ma la realtà è un’altra. L’uomo ha un cancro.

Senza saperlo continua a stare male, soffrendo di dolori atroci. Il medico richiede quindi altri esami: una risonanza magnetica e una scintigrafia articolare da cui risultano metastasi ossee. Siamo al 19 giugno, e sono passati mesi dalla diagnosi del 27 febbraio.

L’urologo quindi pensa a un riesame della biopsia.

Il nuovo referto è del 26 giugno e parla di tre focolai di carcinoma prostatico.

Una vicenda drammatica, che è nata proprio dal caso biopsie al San Paolo per poi sfociare in un tragico errore medico. Di solito, infatti, i risultati di una biopsia alla prostata arrivano

entro cinque/dieci giorni.

Ma qui, il ritardo iniziale nato dal caos al San Paolo, si è sommato a un errore medico, forse commesso per rimediare al ritardo precedente.

 

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