Molte Organizzazioni hanno deciso di abbandonare il tavolo delle trattative per il rinnovo del CCNL della dirigenza medica

Nuova fase critica per le trattative sul rinnovo del contratto della dirigenza medica ospedaliera. La riunione svoltasi nei giorni scorsi in Aran ha lasciato insoddisfatte la maggior parte delle sigle sindacali, a causa del tentativo dell’Agenzia di far passare la proposta di un fondo unico della dirigenza medica, sanitaria non medica e delle professioni sanitarie.

Cimo è “stata costretta ad abbandonare il tavolo” annuncia il presidente Guido Quici. Hanno inoltre lasciato la riunione i rappresentanti di Anpo-Ascoti e Aaroi, mentre la delegazione Fesmed è rimasta a presidiare l’incontro pur esprimendo la stessa posizione di Cimo.

“Oggi abbiamo assistito al teatro dell’assurdo” spiega Quici. “Nonostante la netta opposizione di quasi l’80% delle sigle sindacali della dirigenza medica, l’Aran ha ripetuto come niente fosse la proposta di un fondo unico e ha volutamente proseguito il confronto sul testo senza minimamente registrare il netto dissenso della maggioranza sindacale. E soprattutto, non è stata in grado di dare una risposta alla pregiudiziale posta da Cimo-Fesmed sul tema. Tale ostinata perseveranza svela un obiettivo chiaramente già concordato a livello politico a esclusivo danno dei medici dipendenti”.

“Il fil rouge – aggiunge il rappresentante sindacale – è sempre più evidente. Dopo aver cercato di imporre un contratto unico, passano al fondo unico: la prossima tappa sarà la professione unica? E’ l’ennesimo tentativo di abbassare ulteriormente il riconoscimento delle competenze e appiattirle verso una sotto-remunerazione delle professionalità mediche”.

Sulla stessa linea anche l’Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti rianimatori che fa sapere di aver “sospeso la propria partecipazione alle trattative in corso”.

La riunione in Aran – si legge in una nota del Presidente Alessandro Vergallo (nella foto) – “ha purtroppo preso improvvisamente una direzione inaccettabile. Infatti, “a fronte di una nettissima opposizione della stragrande maggioranza della composizione sindacale del tavolo di trattativa all’unificazione dei fondi in un calderone comune per tutti i suddetti ruoli dirigenziali di prossima edizione contrattuale, l’ARAN non è stata in grado di dare immediato riscontro a tale schiacciante posizione sindacale maggioritaria, contraria a mischiare le risorse economiche dei medici con quelle delle altre professioni”.

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