Disposta una perizia per accertare le cause del decesso di una donna di 65 anni che era stata colpita da fibrillazione durante una seduta di emodialisi

Ventidue sanitari degli ospedali di Chieti e Lanciano risultano indagati per il decesso di una 65enne, colpita da fibrillazione durante una seduta di emodialisi. Gli avvisi di garanzia spiccati dalla magistratura rappresentano un atto dovuto per consentire loro la nomina di propri consulenti in vista degli accertamenti medico legali che dovranno fare luce sull’accaduto.
Il fatto risale all’autunno dello scorso anno. La donna, in base quanto ricostruito dal Messaggero, si trovava in cura all’ospedale di Chieti quando sarebbe stata colta da un arresto cardiaco. In seguito agli interventi di rianimazione praticati dal personale sanitario avrebbe recuperato il battito, ma non lo stato di coscienza. Trasferita, per mancanza di posti letto, presso il reparto di Rianimazione dell’ospedale di Lanciano, sarebbe uscì dal coma dopo 17 giorni ma le sue condizioni cliniche peggiorano, fino al decesso sopraggiunto l’11 ottobre. Il tutto senza che le venisse riscontrata una precisa patologia.

La Procura di Chieti, in seguito all’esposto presentato dai figli della signora, ha aperto un fascicolo sul caso.

Nelle scorse ore il Gip, con l’incidente probatorio, ha disposto una consulenza per fare chiarezza sulla dinamica e sulle cause del decesso. Gli esperti incaricati ora avranno sessanta giorni di tempo per presentare le loro conclusioni basandosi sulla documentazione acquisita e agli atti. Non sarebbe prevista, invece, la riesumazione del corpo della donna per lo svolgimento dell’esame autoptico.
I periti sono chiamati a rispondere su eventuali elementi di colpa medica sotto il profilo dell’imperizia, imprudenza, o negligenza, con riguardo alla prevedibilità e prevenibilità dell’evento. In caso affermativo dovranno poi valutare l’eventuale sussistenza di un nesso causale fra la condotta dei sanitari e il decesso della paziente.
 
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