E’ da un po’ di tempo che ho ripreso il mio allenamento allo “star bene”. Pensiero positivo, buone abitudini alimentari e… attività fisica. Dunque corro. A volte fuori a volte su treadmill (alle 6 di mattina fuori è ancora troppo buio!).
Comunque non ti voglio annoiare sulle mie abitudini, ma quando sono sul tapis roulant, avendo a disposizione il cardiofrequenzimetro, ho notato ancora una volta come dopo l’inizio dell’attività il mio battito cardiaco andato a 80 appena mossi i primi passi, torna a 68/72 battiti per minuto dopo 5/6 minuti. E si mantiene costante  per tutto il periodo che corro: mezz’ora.
Ecco, partiamo da qui! Un’attività aerobica allena il cuore al risparmio. Con l’allenamento infatti il cuore impara a battere sempre più lentamente pur mantenendo la sua efficienza di pompa. Così quando poi finiamo l’attività fisica questo inizia a battere sempre più piano.
No no no… non voglio dire che alla fine smette di farlo! Voglio spiegarti che con un allenamento costante il cuore anche quando sei a riposo batte più lentamente ma con un’efficacia migliore.
E qui la domanda da un milione di dollari: vive di più un elefante o un topolino?
Sicuramente sarai d’accordo con me che l’elefante vive assai più a lungo di un topo e non perché vi siano gatti nei paraggi. Gli elefanti, come tutti i mammiferi di grande stazza vivono a lungo poiché il loro cuore batte assai piano, più piano anche del nostro. Ci sono famelici topi invece che hanno un battito cardiaco a dir poco spaventoso, pensa anche 800 battiti per minuto!
Dunque riuscendo come un pachiderma ad abbassare la nostra frequenza cardiaca anche quando siamo a riposo, la via della longevità è garantita.
Uno studio Svedese su circa 7000 persone seguite in un periodo di 20 anni, ha dimostrato come il rischio di infarto sulla popolazione sportiva sia ridotto del 28% rispetto a chi non fa sport.
Inoltre altri universitari norvegesi recentemente ci dicono che chi, pur allenandosi regolarmente, subisce comunque un infarto, si riprende con migliori risultati e molto più rapidamente, a confronto di chi è inattivo.
L’attività fisica, come avviene abitualmente quando si assume un farmaco, per essere davvero efficace e senza controindicazioni, deve essere perfettamente dosata e prescritta da personale esperto e specializzato. Detto ciò, l’intensità ottimale, misurabile calcolando la frequenza cardiaca, deve avere un valore compreso tra il 70 e 85% della FC massimale (FC max = 220-la propria età. Nel mio caso FC max  è 220-41=179). La durata delle sedute può oscillare dai 5 ai 60 minuti, in funzione del tuo stato di salute e preparazione fisica. E’ bene sottolineare che otterrai benefici terapeutici solo quando raggiungerai i 20-30 minuti di attività continuativa. Inizialmente le sedute sono quotidiane, mentre in seguito divengono tri-settimanali.
Il training riabilitativo che, ti ricordo, dovrà sempre comprendere una fase di riscaldamento e, al termine dello sforzo un’adeguata fase di stretching e rilassamento, si basa essenzialmente su un’attività aerobica moderata (corsa leggera, camminata veloce, nuoto, bicicletta et.), cui aggiungerai la ginnastica respiratoria (da svolgere quotidianamente) e la tonificazione degli arti inferiori, superiori di addome e schiena. Fondamentale allenare anche alcune qualità psicomotorie: su tutte coordinazione ed equilibrio. In ultimo non dimenticare che le condizioni climatiche vanno tenute in considerazione: mentre il freddo, se si è ben coperti, non può essere motivo di rinuncia, il caldo all’opposto è da ritenersi un fattore di rischio.
Buona prevenzione.
 

Dr Paolo Scannavini

Fisioterapista e Kinesiologo

Responsabile Fisioterapia Fisiopalestra MeRiBen

Mysa trainer

PNL Pratictioner

[Fonte: riabilimed.altervista.org]

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