Questo caso è l’esempio di quanto vale, nella ctu previdenziale, la cultura medico legale! Una indennità di accompagnamento valida solo in teoria: uno specialista in medicina legale non l’avrebbe mai concessa senza l’individuazione delle ADL perse.

Sembrerebbe banale la redazione di una ctu previdenziale, ma in fondo non lo è. E la relazione che si allega ne è un prova.

E un caso discusso come RCA qualche settimana fa in questa rubrica (Io Polemico) che riguardava un sinistro stradale di un soggetto anziano al quale veniva fratturato il polso e un femore e a motivo del quale rimaneva sulla sedia a rotelle.

Ma non si scrive questo articolo per ricollegarsi al precedente, bensì per valutare una ctu previdenziale dove veniva concessa l’indennità di accompagnamento prima del sinistro stradale a causa del quale oggi la signora si trova nell’incapacità di deambulare.

Infatti, come si legge in questa ctu previdenziale che si allega in calce, il beneficio di legge dell’accompagnamento viene “concesso” dal CTU per motivi di deficit cognitivo, ma tali motivazioni non risultano congrue (perchè non motivate adeguatamente) per la concessione del beneficio stesso.

Vediamo il perchè di tale riflessione e perchè un medico legale specialista è necessario per dare supporti scientifici alla giustizia:

“…Nel caso specifico, pur non essendoci una particolare menomazione che influisca in maniera determinate al mancato espletamento autonomo delle suddette ADL, la condizione di alterazione della capacità cognitiva determina, indipendentemente dal momento, una riduzione dello svolgimento di atti quotidiani necessari, con sicura autonomia…”.

Come si può facilmente leggere il ctu concede l’accompagno per un problema esclusivamente legato alla alterazione della capacità cognitiva anche se poi, a parte una discussione assolutamente teorica, dall’esame obiettivo risulta, per questo aspetto specifico: ” soggetto accessibile al dialogo, tono dell’umore livellato verso le basse polarità; vigilanza e coscienza integre, difficoltà di comunicazione i relazione a sfumato disorientamento temporo­ spaziale, curata sufficientemente nell’aspetto, normo-atteggiata verso l’esaminatore. Comportamento generale congruo. Deficit attentivo e della memoria e medio e breve termine”.

Da questo esame obiettivo, ad eccezione del deficit attentivo, nulla si rileva di adeguata importanza per la concessione dell’indennità di accompagnamento.

Anche la raccolta anamnestica nulla riporta delle eventuali conseguenze di tale deficit attentivo che può far dedurre la necessità dell’aiuto di terzi per lo svolgimento delle attività di base della vita quotidiana, come poteva essere, per esempio, la necessità della somministrazione dei farmaci salvavita (questione esistente nella storia della perizianda che si conosce).

Insomma, scarsa attenzione del ctu e insufficiente motivazione.

Per concludere un altro “vizietto” della consulenza: perchè l’indennità di accompagnamento è stato concesso dalla data della visita se il deficit cognitivo dipende dalla malattia di Alzheimer che certo non le è sopraggiunto in quel giorno o che comunque non le si è peggiorato durante la visita peritale?

Dunque si può concludere che non basta una specializzazione qualsiasi per fare il medico legale, ma quella specifica che esiste da decenni!

Dr. Carmelo Galipò

(Pres. Accademia della Medicina Legale)

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