La metodica, sperimentata con successo sui ratti, consentirebbe di diagnosticare la malattia prima della comparsa dei sintomi e intervenire precocemente nel trattamento terapeutico

Possibile svolta nella diagnosi e nel trattamento del morbo di Parkinson, una delle malattie più invalidanti a livello mondiale. Un gruppo di ricercatori della University College di Londra ha pubblicato sulla rivista ‘Acta Neuropathologica Communications’ i risultati di un test che permetterebbe di leggere il Parkinson negli occhi di chi si sta ammalando, prima che compaiano i sintomi tipici della patologia neurologica.

Si tratta di un esame della retina, candidato a diventare un sistema economico e non invasivo per la diagnosi ultra precoce della malattia dei tremori. La metodica è stata sperimentata con successo sui ratti: i primi segni di Parkinson sono risultati visibili 40 giorni prima che la malattia si manifestasse clinicamente.

I dati sono ancora da confermare nell’uomo, ma i ricercatori sembrano ottimisti. La tecnica consentirebbe, infatti, di intervenire in modo più efficace, oltre a essere utile per il monitoraggio dei malati in terapia per capire se il trattamento adottato stia funzionando o meno.

Attraverso una luce proiettata sul fondo dell’occhio, il test analizza le cellule gangliari della retina (Rgc). L’esame permette di capire quante di queste cellule stanno andando incontro a morte programmata (apoptosi), e di evidenziare un eventuale rigonfiamento della zona.

“La ricerca è ancora in fase iniziale – puntualizzano gli autori – ma disporre di un biomarcatore per il Parkinson potrebbe aiutare a diagnosticare la malattia in anticipo, quando i pazienti hanno più probabilità di beneficiare di trattamenti mirati a rallentare la progressione della patologia”.

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