Family Day a Roma, atteso un milione di persone. Il dibattito sulle unioni civili continua e le spaccature rimangono.

Uno scontro che prosegue anche in Parlamento. Se il PD, che ritiene quella sulle unioni civili una battaglia da vincere a tutti costi, approva in Senato all’unanimità l’impianto del ddl Cirinnà, le probabilità del raggiungimento di un’intesa all’interno della maggioranza rimangono scarse, e i cinquemila emendamenti contro il ddl presentati dalla Lega complicano ulteriormente le cose.

Per quanto riguarda le opposizioni, tra Forza Italia e Lega in pochi voteranno a favore approfittando della copertura del voto segreto. Si cerca di convincere i dissidenti offrendo garanzie. I dodici emendamenti a firma del senatore Lumia garantirebbero la non equiparabilità tra unioni civili e matrimonio e il superamento di un altro argomento conteso, l’automatismo tra unione civile e “stepchild adoption”: per le adozioni rimarrebbe l’obbligo di richiesta da inoltrare al tribunale dei minori.

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Sull’argomento, la Chiesa cattolica si è già espressa più volte. Durante la sua prolusione al consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, tenutasi il 26 gennaio scorso, il cardinale Angelo Bagnasco afferma: «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione» e che i figli «non sono mai un diritto poiché non sono cose da produrre».

La famiglia cui fa riferimento Bagnasco, non riguarda solo il sacramento cattolico, ma è anche la “società naturale fondata sul matrimonio” riconosciuta dall’art. 29 della nostra Costituzione. «Bisogna riconoscere che non c’è più un modello unico di famiglia»  afferma di contro Mario Colamarino, presidente del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli.

«Questo è il presupposto dal quale dobbiamo partire. I passi in avanti in tema di diritti sulle unioni civili, fino ad ora, sono stati fatti solo grazie alle sentenze dell’Unione europea e, in Italia, dei tribunali, specialmente il tribunale sui minori. È scaduto il tempo delle decisioni prese in questo modo. È tempo che vengano riconosciuti i diritti sia in tema di unioni che di adozioni, non solo per noi, ma per i bambini stessi, un gap che va assolutamente colmato dal legislatore». Proprio sul tema «stepchild adoption», Colamarino afferma: «Quello delle adozioni è il tema centrale, il nocciolo della legge sulle unioni civili. Credo che a livello giuridico non sia possibile scindere le due cose. Non bisogna mai abbandonare il sogno di avere una legittimazione, di volere una famiglia, la maternità, un figlio, insomma, la libertà di poter scegliere».

Sul piano dei provvedimenti giuridici, nonostante la proposta in fase di discussione del ddl Cirinnà, i timori che l’Italia rimanga imprigionata in una lunga fase di stallo, senza apportare le modifiche che l’Unione europea gli chiede, sono molti. L’ultimo allarme è suonato il 25 luglio 2015, quando i giudici di Strasburgo, tramite una sentenza, hanno condannato l’Italia per inottemperanza all’obbligo positivo di dare attuazione ai diritti fondamentali alla vita privata e alla vita familiare delle coppie dello stesso sesso, aggiungendo che l’adozione del figlio da parte del partner del genitore biologico (cd. adozione in casi particolari), diretta a dare veste giuridica ad una situazione familiare già esistente di fatto, rappresenta la garanzia minima per i bambini che vivono oggi con genitori dello stesso sesso.

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«Sulla regolamentazione delle unioni civili e precisamente sulla previsione di diritti e doveri in favore dei conviventi, indubbiamente siamo ancora molto indietro rispetto alla maggior parte dei paesi europei – afferma l’avv. Paola Bucciarelli, specialista in diritto di famiglia – paesi nei quali i diritti e doveri fondamentali, quali ad esempio l’assistenza del partner, la successione, la pensione di reversibilità, sono riconosciuti».

«Credo sia doveroso, pertanto, andare verso questa direzione. Il punto più critico, e sicuramente da approfondire, rimane quello riguardante la stepchild adoption, ovvero la proposta di modifica del titolo IV della Legge sulle adozioni. Le perplessità sono molte. Due persone dello stesso sesso possono essere un punto di riferimento per un bambino? Quanto nel desiderio di adozione c’è anche un desiderio da parte del soggetto di essere padre, madre, piuttosto che quello primario di far acquisire un diritto al bambino? È pur vero che i bambini, che vivono all’interno di coppie omosessuali, nella loro naturalezza e assenza di malizia non considerano come categorica la coppia costituita da uomo e donna piuttosto che da due persone dello stesso sesso. Questo è un concetto che riguarda più gli adulti».

Per quanto riguarda nello specifico le adozioni, invece, i primi passi sono già stati fatti trent’anni fa, e il ddl Cirinnà si propone come ultimo traguardo di questo percorso. «L’art. 25 della Legge 149/2001 (che ha modificato l’art.44 della Legge 184/1983) e la sentenza n. 299 del 30 giugno – 30 luglio 2014 del Tribunale per i minorenni di Roma –  continua la Bucciarelli – hanno di fatto già introdotto la stepchild adoption, aprendone la strada con la previsione, di una seconda forma di adozione, l’adozione in casi particolari, in base alla quale – nell’interesse superiore del minore – la domanda di adozione può essere proposta, oltre che da coniugi, anche da chi non è coniugato, anche quindi da persona singola».

«Nessuna limitazione, fra l’altro, come evidenziato nella summenzionata sentenza, è prevista espressamente, o in via interpretativa, con riferimento all’orientamento sessuale dell’adottante o del genitore (biologico o adottivo) dell’adottando, qualora tra di essi vi sia un rapporto di convivenza. A mio avviso il legislatore, tenendo sempre presente il superiore interesse del minore, potrebbe trovare stimoli da siffatte  pronunce. Ritengo, però – visto anche tutti i dubbi ideologici, sostanziali e giuridici sollevati – sia necessario  procedere con una modifica equilibrata della legge e, quindi, non collegherei questo argomento alla legge sulle unioni civili».

a cura di Pierpaolo De Mejo

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