Da uno studio italiano la prospettiva di individuare in anticipo, in modo semplice e low cost, chi si ammalerà di demenza o alzheimer

Un’analisi del sangue e un esame del cervello per capire chi si ammalerà di demenza o Alzheimer. E’ la prospettiva aperta da uno studio tutto italiano, condotto a Roma presso la Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs – Università Cattolica. Il lavoro, realizzato con il supporto tecnico dell’Irccs S.Raffaele Pisana, è stato pubblicato su ‘Annals of Neurology’.

Finora non era possibile prevedere la patologia in modo economico e non invasivo. Al momento, infatti, sono necessari esami onerosi come la Pet, la risonanza magnetica o la puntura lombare.

La ricerca prevede invece un doppio test combinato, semplice e low cost, basato su un prelievo di sangue e un elettroencefalogramma. Il prelievo di sangue serve per la ricerca di una mutazione legata al rischio di Alzheimer, sul gene Apoe. I segnali registrati con l’Eeg sono invece interpretati con un’analisi matematica che consente di capire come sono connesse tra loro le diverse aree del cervello.

L’esame sarà rivolto a tutti coloro che presentano un lieve declino cognitivo e che presentano quindi un rischio 20 volte maggiore di ammalarsi.

“A oggi – spiega il coordinatore del lavoro, Paolo Maria Rossini – manca nella pratica clinica un test simile”. L’esame “potrà essere di grande aiuto sia per le persone con declino cognitivo, sia per le loro famiglie”. Consentirà, infatti, di iniziare il prima possibile i trattamenti medici e riabilitativi e di introdurre le necessarie modifiche nello stile di vita. Permetterà, inoltre, di orientare per tempo scelte anche difficili che si è costretti ad affrontare in caso di diagnosi di demenza.

Il declino cognitivo lieve che risulta ai normali test neuropsicologici è caratterizzato da piccole défaillance misurabili. Queste non impattano nelle abilità di vita quotidiana, di relazione, affettiva, professionale del paziente. In Italia ci sono attualmente circa 735.000 persone con questo tipo di lieve declino cognitivo. Nel giro di 1-5 anni dalla diagnosi – spiegano gli esperti – il 50% svilupperà la demenza vera e propria.

I ricercatori hanno valutato la metodica con una casistica di 145 pazienti in cui il test genetico e l’Eeg sono stati eseguiti all’inizio dello studio.

Il campione è stato seguito per alcuni anni e 71 di loro hanno sviluppato una demenza, mentre 74 sono rimasti stabili. Il test ha dimostrato un’accuratezza elevata, fino al 92%. Nel trial il test sarà messo a confronto con altri per valutarne accuratezza, costi e facilità di esecuzione all’interno di un modello organizzativo su scala nazionale.

“Purtroppo – conclude Rossini- stiamo assistendo a un rallentamento dell’avvio del trial multicentrico. L’auspicio di tutti i miei colleghi impegnati nella ricerca contro le demenze e l’Alzheimer è che al più presto le nostre autorità regolatorie colgano l’importanza dell’iniziativa scientifica che porrà il nostro Paese all’avanguardia nel mondo nello studio di questa grave, sempre più diffusa e invalidante patologia neurologica”.

 

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