In manette tre medici del Policlinico siciliano che intascavano i soldi delle protesi impiantate senza dichiarare all’Azienda ospedaliera universitaria i compensi degli interventi eseguiti

Falso materiale e falso ideologico, peculato e truffa aggravata. Queste sono le ipotesi di reato a carico di tre medici del Policlinico di Messina; i fatti si riferiscono agli anni 2011-2013 e i soggetti coinvolti sono rispettivamente l’allora direttore del Reparto di Endocrinochirurgia, suo figlio,  medico specializzando, ed il vicedirettore dello stesso reparto.

I camici bianchi, che si trovano ora agli arresti domiciliari, hanno certificato a ignare e malcapitate pazienti dei tumori in realtà inesistenti per effettuare delle operazioni di chirurgia estetica che prevedevano l’impianto di protesi molto costose.

Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura, avviate nel 2013, i medici alteravano la documentazione clinica delle pazienti che venivano sottoposte a intervento. Inoltre, omettevano di dichiarare all’azienda sanitaria i compensi non dovuti per gli interventi, oltre all’impiego di una diversa tipologia di protesi rispetto a quelle in uso alla farmacia del Policlinico, in totale violazione del protocollo sanitario.

Come se non bastasse, da alcune indiscrezioni sembrerebbe che alcune delle pazienti operate siano state costrette ad essere sottoposte ad un secondo intervento di chirurgia estetica proprio per sostituire le protesi precedentemente impiantate e risultate poi difettose.

Le operazioni, che oltretutto venivano svolte anche dallo specializzando, senza che quest’ultimo ne avesse alcun titolo, fruttavano ai medici alcune migliaia di euro e prevedevano, in danno alla struttura ospedaliera, l’utilizzo delle sale operatorie e della strumentazione del Policlinico.

In merito alla vicenda, l’Università di Messina è intervenuta con una nota specificando che “in relazione all’inchiesta che ha portato la magistratura all’emissione di provvedimenti restrittivi nei confronti di docenti dell’Ateneo in servizio presso l’Azienda ospedaliera universitaria ‘G. Martino’, l’Università degli Studi di Messina, una volta che verranno notificati gli atti relativi, adotterà i provvedimenti del caso di concerto con l’Azienda”. E’ da rilevare che la vicenda giudiziaria nasce proprio da una segnalazione dell’Aou che, insieme all’Ateneo, aveva anche comminato delle prime sanzioni.

 

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