I pericoli e rischi della ‘moda’ alimentare spiegati da un esperto

Nel panorama delle numerose diete alimentari proposte da specialisti o presunti tali si parla spesso oggi di “dieta Lemme”, una “filosofia alimentare” che, in sintesi, si basa sul consumo esclusivo di carboidrati e proteine, bandendo frutta, verdura, dolci e sale. Suddivisa in due fasi, una di dimagrimento e una di mantenimento, la dieta prevede inoltre il consumo dei pasti a orari precisi da rispettare rigorosamente.

Attilio Speciani, specialista in immunologia clinica e allergologia, in un interessante articolo pubblicato sul portale medicina33, mette in guardia dai rischi dell’adozione di tale sistema alimentare evidenziando, in primo luogo, i dubbi relativi all’ideatore, ovvero quell’Alberico Lemme che figura come laureato in Farmacia ma non sembra appartenere ad alcun ordine professionale sanitario, sfuggendo in tal modo a aspetti di responsabilità propri degli operatori della salute.

Speciani, menzionando a supporto prestigiosi studi e ricerche internazionali, sottolinea come alcuni dei messaggi lanciati pubblicamente da Lemme siano inopportuni e socialmente pericolosi; ad esempio le affermazioni secondo cui la frutta e la dieta mediterranea alimenterebbero i tumori o quelle in base alle quali la chemioterapia non servirebbe a nulla, al pari dell’attività fisica che non avrebbe alcun ruolo nella prevenzione antitumorale. Nei primi due casi, sottolinea lo specialista, è ampiamente dimostrato che la frutta, assunta in dosi equilibrate, sia altamente protettiva così come è un dato scientificamente acquisito quello della relazione tra la dieta mediterranea e la riduzione delle malattie degenerative. Quanto alla chemio, pur non essendo sempre risolutiva, in moltissime forme tumorali fa la differenza tra la sopravvivenza e la morte, mentre l’attività fisica, soprattutto se integrata da una corretta alimentazione, resta un documentato strumento di miglioramento delle risposte metaboliche e di prevenzione antitumorale.

Entrando nel merito della dieta proposta da Lemme, Speciani invita a prestare attenzione a facili entusiasmi spiegando i motivi di quelli che sembrano successi iniziali; l’abolizione quasi totale dei carboidrati nella prima fase di dimagrimento unita a quantità libere di proteine della carne o del pesce può essere pericolosa in quanto il carico esclusivo di proteine obbliga fegato e reni ad un eccessivo lavoro di disintossicazione. Anche l’apparente libertà alimentare (mangiare fino a 10 Kg di carne o di pesce in ogni singolo pasto) presenta delle insidie; l’esperienza pratica, infatti, insegna che dopo un paio di giorni di “eccessi”, quando si può mangiare un solo componente alimentare, si riduce l’assunzione di cibo e complessivamente si arriva ad una riduzione delle calorie assunte, come in una dieta ipocalorica. Inoltre, la rapida perdita di peso che talvolta si ottiene con una dieta dissociata porta ad una netta riduzione del metabolismo e ad un adattamento metabolico in riduzione che si mantiene poi per anni, facilitando il ritorno rapido al peso originale.

Speciani contesta poi a Lemme sia l’abolizione completa del sale nel regime alimentare da lui proposto sia la considerazione secondo cui il pomodoro genererebbe ingrassamento inducendo resistenza insulinica. Per quanto riguarda il sale, se in genere è considerata buona cosa ridurne l’utilizzo, soprattutto nei soggetti ipertesi, d’altro lato per molte persone (la risposta è individuale e non può essere assoluta) l’eliminazione completa può portare a danni peggiori del continuare ad usarlo. Quanto ai pomodori molti lavori scientifici affermano, contrariamente a quanto sostiene Lemme, che proprio il pomodoro riduce in modo significativo i fattori di rischio della sindrome metabolica. Di contro altri studi evidenziano che tra i cibi che fanno ingrassare, oltre allo zucchero e alle bevande dolcificate, ci sono invece proprio le carni rosse e processate.

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