Dal mobbing alla rinunce inerenti la vita privata e familiare, tutte le difficoltà dei camici rosa italiani

Le donne medico stanno superando i loro colleghi uomini; ma il sorpasso, stando a una survey elaborata dal settore Giovani dell’Anaao Assomed, riguarderebbe solamente i numeri. Dall’indagine, condotta su oltre mille professionisti, in maggioranza camici rosa, emerge infatti un quadro che di rosa ha ben poco, contraddistinto da numerosi ostacoli.

Le situazioni più delicate riguarderebbero i medici mamma. Per chi ha figli, infatti, ci sono evidenti difficoltà di gestione quotidiana con asili pubblici inadeguati per il lavoro articolato su tre turni, e figure paterne che potrebbero aiutare molto di più;  ne fa le spese il percorso professionale, data la difficoltà di aggiornamento o, per i precari, la possibilità di ottenere rinnovi contrattuali.

Una soluzione percorribile per conciliare i tempi vita-lavoro è rappresentata dal part-time ma l’88,6% dei medici, pur avendone necessità, non ne fa richiesta per paura di ripercussioni sulla carriera. Proprio la  carriera, per molte donne che hanno scelto la professione medica, comporta pesanti ripercussioni sulla vita privata, quali divorzi, scelte di rimanere single o comunque pesanti conflitti familiari. Per molte tali insidie rappresentano, ancor prima, un deterrente alla formazione di una famiglia, senza contare che i carichi di lavoro rendono la classe dei medici una di quelle in cui è più evidente il problema del  calo della fertilità.

Le difficoltà aumentano per i camici bianchi più giovani, vittime di mobbing o di avances in quasi il 60 per cento dei casi; il precariato, in particolare, contribuisce ad accrescere questa posizione di debolezza e ricattabilità. Il quadro peggiora ulteriormente poi se si considerano le donne impiegate nelle specialità chirurgiche, dove l’atteggiamento discriminatorio nei confronti del genere femminile non sembra ancora superato.

A fronte di tale situazione il documento dell’Anaao, che sarà presentato mercoledì prossimo a Napoli nell’ambito della II Conferenza Nazionale delle Donne Anaao Assomed, contrappone la richiesta di politiche a tutela della famiglia, prima ancora che della donna. “Fare figli, accudirli ed educarli, non è responsabilità esclusiva del genere femminile, ma di tutta la società, se vuole crescere e progredire”. Nello specifico, tra i provvedimenti concreti e fattibili che andrebbero recepiti con urgenza figurano l’ampliamento dell’accesso al part-time, la sostituzione delle assenze per maternità, la creazione di asili nido aziendali. “E’ giunto il momento –sottolinea l’Associazione in una nota – che la sanità abbandoni un modello unicamente maschile e si avvii velocemente verso la declinazione di ritmi e organizzazione del lavoro che tenga conto della presenza delle donne”.

 

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