Il correntista ha facoltà di richiedere copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni
Il nostro ordinamento giuridico prevede che il correntista possa chiedere alla propria banca di fornire la documentazione relativa al rapporto di conto corrente anche in corso di causa e a mezzo di qualunque modo si mostri idoneo allo scopo. Lo ha chiarito la Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11554/2017, precisato che la facoltà del correntista vale per i documenti contrattuali e gli estratti conto relativi agli ultimi 10 anni.
L’art. 119 del Testo Unico Bancario, in tema di “comunicazioni periodiche alla clientela”, stabilisce, infatti, che le banche e gli intermediari finanziari devono fornire al cliente, nei contratti di durata, una comunicazione chiara in merito allo svolgimento del rapporto, almeno una volta all’anno e comunque alla scadenza del contratto; l’invio deve avvenire in forma scritta o mediante altro supporto durevole, preventivamente accettato dal cliente.
Per i rapporti regolati in conto corrente, in particolare, gli Istituti di credito devono inviare al cliente l’estratto conto, con periodicità annuale oppure a scelta del cliente, con periodicità semestrale, trimestrale o mensile. Inoltre, su richiesta del cliente stesso, devono provvedere a rilasciare copia della documentazione inerente a singole operazioni poste in essere negli ultimi dieci anni, entro il termine di 90 giorni dalla domanda, con addebito al cliente dei costi di produzione della documentazione.
Il diritto alla copia della documentazione è un diritto autonomo del cliente che trova il suo fondamento nel principio di buona fede, indipendentemente dall’adempimento del dovere di informazione da parte della banca a cui fa riferimento la normativa prevista dal T.U.B. Tale principio, infatti, rappresenta clausola generale di interpretazione e di esecuzione del contratto e fonte di integrazione della regolamentazione negoziale, ai sensi degli articolo 1366, 1375 e 1374 del codice civile.
