Prevista una remunerazione forfettaria annua di 8 mila euro a favore degli ex specializzandi che abbiano frequentato la Scuola di Specializzazione in Medicina a partire dal 1978

Sedici miliardi di euro. E’ la cifra che lo Stato italiano rischia di dover sborsare agli oltre 110mila medici ex specializzandi che hanno frequentato la Scuola di Specializzazione in Medicina tra il 1978 e il 2006. Il dato è stato fornito nell’ambito di un convegno organizzato dalla testata SanitaInformazione.

“È il momento di individuare una soluzione normativa per tutelare i diritti dei medici e, al tempo stesso, far risparmiare lo Stato”. Lo ha dichiarato in occasione della presentazione dell’incontro il senatore Antonio De Poli. “Proprio per questo, è già pronto un disegno di legge per un accordo che conterrà i costi del contenzioso di 5 miliardi. Sarò il primo firmatario di questa proposta e tanti altri colleghi, dell’intero arco parlamentare, la sottoscriveranno convintamente”.

Il testo del ddl prevede per i medici ammessi alle scuole di specializzazione in medicina istituite presso le università dall’anno accademico 1978/1979, e specializzati dall’anno accademico 1982/1983 all’anno accademico 1991/1992, che abbiano presentato domanda giudiziale per il riconoscimento retroattivo della remunerazione o per il risarcimento del danno, una remunerazione annua di importo pari a 8.000 euro, oltre la rivalutazione monetaria decorrente dall’8 agosto 1991 alla data di entrata in vigore della legge.

All’importo, corrisposto dal MIUR, si aggiungono gli interessi compensativi al tasso legale medio tempore maturati sulle somme rivalutate anno per anno. La cifra non concorre in nessun caso alla formazione della base imponibile ai fini fiscali.

La norma non si applica agli ex specializzandi che abbiano già beneficiato di sentenze passate in giudicato, con le quali sia stata riconosciuta una somma superiore agli 8mila euro. In tali casi deve essere corrisposta una somma pari a quella stabilita dalle sentenze medesime.

Il diritto alla corresponsione della remunerazione è subordinato all’accertamento, da parte del MIUR, del possesso del diploma di specializzazione, ai sensi della normativa prevista dal DPR n.162/1982.

Le modalità di presentazione dell’istanza, i termini entro cui deve essere trasmessa, nonché le modalità di pagamento dell’indennizzo saranno stabilite con apposito decreto ministeriale.

Il ddl prevede poi che gli importi previsti possano essere tramutati in periodi di contribuzione figurativa. Il diritto alla contribuzione figurativa è riconosciuto anche qualora il medico abbia già versato i contributi ad altri enti previdenziali. In caso di medici già in pensione, i contributi versati integrano la pensione già percepita. Le cifre necessarie a coprire gli anni di contribuzione saranno versate (all’Enpam o all’Inps), in parti uguali, dal MIUR, dalle Università e dal MEF.

“Oggi qui parliamo di soldi, ma prima ancora parliamo di diritti, di diritti negati”. Lo ha dichiarato il vice presidente della FNOMCeO, Giovanni Leoni. “La specializzazione era volontaria, qualificava il medico nel suo settore ma, tranne in alcuni casi, non era obbligatoria né tantomeno retribuita. Abbiamo quindi lavorato di notte per specializzarci di giorno. Abbiamo fatto sacrifici, noi e le nostre famiglie, perché credevamo nella professione e nella sanità”.

“A volte sento parlare di uscire dall’Europa – ha concluso il rappresentante della Federazione dei medici -ma noi medici la Comunità europea dobbiamo ringraziarla. È di pochi anni fa la direttiva che riguarda il riposo. Ecco, il riposo è un diritto ancora più importante di quelli economici, eppure era negato. Era negato il riposo di 11 ore dopo 8 ore di lavoro, rimane oggi negato il riposo dopo una chiamata durante la reperibilità. Siamo la generazione di medici dei diritti negati: la nostra missione è curare, e questo ci ha resi forse troppo miti è troppo portati all’ascolto per ricordarci di far valere i nostri diritti”.

 

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