Pene detentive e ammende per chi diffonde false notizie online

Multe fino a cinquemila euro per chi diffonde false notizie attraverso la rete. E’ quanto prevede il disegno di legge recante “disposizioni per prevenire la manipolazione dell’informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l’alfabetizzazione mediatica”, presentato nei giorni scorsi al Senato. L’obiettivo è quello di combattere e mettere fine una volta per tutte al fenomeno delle fake news, pur prevedendo una necessaria distinzione tra le bufale intese come satira e le notizie false che arrecano danni seri.
Nel mirino del ddl non ci sono le testate giornalistiche, bensì i social media e i siti che non sono espressione di giornalismo online. Prevista anche una parte educativa, come suggerisce la denominazione della misura, con la previsione che gli istituti scolastici individuino tra gli obiettivi formativi “l’alfabetizzazione mediatica” ed educhino i ragazzi “all’uso critico dei media online”.
Il provvedimento, a prima firma della senatrice Adele Gambaro (Ala-Sc ) è appoggiato da tutto l’arco parlamentare, e prevede sanzioni dell’entità massima di cinquemila euro per chi diffonde notizie false o comunque “esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o falsi”. Se invece le bufale procurano “pubblico allarme o nocumento agli interessi pubblici”, oltre all’ammenda, il testo prevede la reclusione non inferiore a un anno. Pena che viene raddoppiata (fino a due anni di carcere e 10mila euro di multa) per chiunque si renda responsabile della diffusione di campagne d’odio online.
Previste inoltre misure ad hoc per contrastare l’anonimato e sulla disciplina di rettifica, oltre a specifiche disposizioni sul “diritto all’oblio”. Chiunque, prima di aprire un qualsiasi blog, sito web privato o forum diretto alla pubblicazione o diffusione di online di informazioni, in caso di approvazione della legge sarà tenuto a inviare tramite posta elettronica certificata tutte le informazioni personali (nome e cognome, domicilio e codice fiscale) alla Sezione per la stampa del tribunale.
La bozza di provvedimento carica, inoltre, di maggiori responsabilità i gestori delle piattaforme informatiche che sarebbero obbligate a monitorare costantemente ciò che viene pubblicato al loro interno, compresi i commenti degli utenti, nonché a rimuovere eventuali contenuti falsi, esagerati o tendenziosi.
“Una battaglia a tutela dei cittadini che non deve lasciare fuori nessuno – ha commentato Gambaro – Il provvedimento che ho presentato è un primo passo per aprire un dibattito più ampio che non riguardi solo il mondo politico, ma tutti gli attori della società civile. Non vogliamo mettere un bavaglio al web né sceriffi, ma normare quello che è diffuso e non ha regole”. Ma la notizia del ddl ha già suscitato le prime polemiche tra chi, in particolare, ritiene che il ddl rappresenti una limitazione alla libertà di espressione, oltre che una misura in grado di favorire eventuali derive antidemocratiche del nostro Odinamento.

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