L’introduzione del pignoramento diretto del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione era stato stabilito dal decreto legge del 22 ottobre 2016

Importanti novità in tema fiscale. Dal primo luglio di quest’anno partirà il pignoramento diretto del conto corrente per le procedure di recupero crediti in presenza di debiti fiscali o cartelle esattoriali. Questo perché da questa data entra in azione – dopo l’abolizione ufficiale delle società di Equitalia – il nuovo ente del fisco ossia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, come stabilito dal decreto legge del 22 ottobre 2016, n. 193 (poi convertito nella Legge 225/2016) recante “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili”.
Un ente che, a quanto pare, disporrà di un potere anche maggiore del suo predecessore Equitalia, anche per la possibilità di avvalersi di maggiori poteri di indagine che si concretizzeranno nella possibilità di accedere direttamente alla banca dati dell’Anagrafe Tributaria, nonché a quella dell’INPS, con possibilità di conoscere i dati relativi al rapporto di lavoro, per poter eventualmente procedere al pignoramento di stipendio, pensione, indennità in materia diretta e senza passare per il giudice.
La norma prevede che, in caso di conto cointestato, le somme non possano essere pignorate direttamente in quanto si presumono divise in parti uguali tra i titolari del conto e, quindi, non in possesso del solo debitore, con il rischio che un’aggressione in toto potrebbe coinvolgere un incolpevole soggetto terzo.
Normalmente, un creditore che voglia soddisfare la propria pretesa inadempiuta procedendo al pignoramento presso terzi, ad esempio un istituto bancario, deve attivare una procedura che si conclude con un’autorizzazione del Tribunale.
Se però il creditore è il Fisco, questo può avvalersi della procedura prevista dall’articolo 72-bis del Decreto del Presidente della Repubblica n. 602/73 che, con le nuove modifiche da poco introdotte, diventa ancora più aggressivo, rendendo di fatto il pignoramento diretto del conto corrente –  assai più agevole e rapido.
Il nuovo strumentale dell’Agenzia delle Entrate, infatti, avrà molta più libertà di accesso ai nostri dati, potendo quindi aggredire direttamente il conto corrente e bypassando, di fatto, l’autorizzazione del giudice.
In sostanza, dopo la notifica della cartella di pagamento che rappresenta un atto esecutivo al pari del precetto, non sarà più richiesta la necessaria citazione in giudizio del debitore e la successiva udienza, dal momento l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà procedere direttamente, trascorsi 60 giorni dalla notifica e in caso di inadempimento, inviando alla banca l’atto di pignoramento ancor prima di notificarlo all’interessato.
Ma cosa fare per impedire il pignoramento? Nel termine previsto di 60 giorni il contribuente potrà presentare un’istanza di dilazione e ottenere lo sblocco del conto; solo dopo che la sua richiesta sia stata accolta e pagata la prima rata, però, potrà ottenere lo sblocco del conto. Il contribuente potrà comunque eccepire, ad esempio, la mancanza della comunicazione dell’avviso ex art. 50 del D.P.R. 602/73 oppure il mancato rispetto dei termini di attivazione della procedura.

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