Prendo spunto da un articolo pubblicato qui di recente a proposito della formazione psicologica del Fisioterapista e della funzione di supporto che egli potrebbe garantire al fine di potenziare l’efficacia dei propri interventi.

Come anche osservato dall’Autore dello stesso articolo, per migliorare il sistema di cure, non si tratta di attribuire competenze psicologiche al Fisioterapista attraverso la realizzazione di corsi di formazione specifica che vadano a colmare le lacune lasciate dal percorso accademico intrapreso, poiché: “ci sono professionisti dedicati (gli Psicologi, nda) che si occupano di tali aspetti” (cit.).

D’altro canto, nessuno si aspetterebbe mai di dotare uno Psicologo di competenze nel campo della riabilitazione motoria, qualora esso si trovi, ad esempio, a trattare pazienti con patologie reumatiche. Il rischio sarebbe quello di un esercizio improprio, per non dire abusivo, della professione, tale da ingenerare confusione tra gli assistiti, e pregiudizi alla salute di chi si è invece chiamati a tutelare.

Conoscenze e competenze di una disciplina possono essere legittimamente acquisite da professionisti d’altra estrazione, nella misura in cui concorrono a sviluppare la loro attività principale; nostro dovere, infatti, è accrescere le nostre conoscenze e utilizzarle per promuovere la salute e il benessere delle persone.

Ma, ad ognuno il suo mestiere! “Ne supra crepidam”, rispondeva Apelle al ciabattino che, dopo aver criticato il modo in cui aveva raffigurato un sandalo (crepida) in un suo quadro, ne criticava anche la rappresentazione della gamba…

Al fine di migliorare il sistema di cure, e l’assistenza in generale, credo sia invece necessario promuovere una cultura interprofessionale che sappia attuare una sistematica “liaison consultation” fra i professionisti impegnati a diverso titolo nel campo della salute (ma non solo). Favorire l’integrazione delle rispettive conoscenze, senza che l’uno vada a sostituirsi all’altro (Psicologi che suggeriscono diete, Nutrizionisti che lavorano sui disturbi dell’immagine corporea, Avvocati che riconoscono “indicatori”, che neanche gli esperti trovano! di abuso nei disegni dei bambini, ecc), affinché, come dice Rapaport riferendosi alla scelta tra metodo clinico o utilizzo dei test psicologici nella pratica clinica, ciascuno compensi gli svantaggi dell’altro.

Purtroppo, nella pratica, ciò non sempre accade, e accanto a indebite sovrapposizioni, il più delle volte si assiste a una frammentazione degli interventi e allo scollegamento fra i professionisti. Nel campo della salute, ritengo che un limite sia dato dal retaggio di una visione dicotomica mente/corpo, che tratta lo psichico e il fisiologico, lo “spirituale” e il somatico come due realtà fra loro separate, e dal primato assegnato ora all’una ora all’altro nella genesi della malattia. A mio avviso, un cambiamento prospettico richiederebbe che questa integrazione vada ricercata non solo nella persona che soffre, ma anche tra i professionisti che curano e assistono.

Alessandra Nicolini

Psicologa – Psicoterapeuta

Specialista in Psicologia Giuridica

Psicologa alimentare

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1 commento

  1. Esistono fisioterapisti che lavorano nel campo della salute mentale.
    Fisio terapia e Psico terapia indicano il mezzo con il quale si raggiunge l’obiettivo e non il fine.
    L’organizzazione mondiale dei fisioterapisti WCPT riconosce un sottogruppo : The International Organization of Physical Therapy in Mental Health (IOPTMH)
    In Italia non c’è formazione specifica anche se ci sono molti fisioterapisti che lavorano in determinati contesti.
    Esistono pazienti psichiatrici con bisogni fisioterapici -motori, ci sono i disturbi psicogeni del movimento, che approcciati dal punto di vista fisioterapico sono risolti.
    La divisione corpo – mente viene sempre additata come l’errore cartesiano, ed è normale che il sistema formativo non abbia ancora permesso un’integrazione ed è normale che ad oggi il paziente sia preso in carico da equipe. dove possibile.
    Faccio presente che in italia nei pazienti dopo i 65 anni, con storia Psichiatrica, la patologia prevalente non è più quella Psichiatrica ma Geriatrica. e pazienti con percorso riabilitativo attraverso comunità di recupero vengono ricoverati presso i centri servizi anziani, avendo, a tutti gli effetti nuclei psichiatrici.
    Purtroppo senza avere personale qualificato all’assistenza così particolare.

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