Non ce l’ha fatta il bimbo di cinque anni aggredito da una grave forma di meningite. Dieci giorni dopo dal ricovero nel reparto di rianimazione dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, le condizioni si sono aggravate fino al decesso.  Il bimbo da diversi giorni si trovava in coma.

Un bambino di 5 anni, residente ad Arezzo, è ricoverato da domenica 3 gennaio nel reparto di pediatria dell’ospedale San Donato per una sepsi meningococcica di tipo B. Si tratta del primo caso di meningite in Toscana nel 2016, ma va ad allungare una lunga striscia iniziata a gennaio di un anno fa: dall’inizio del 2015 sono 39 i casi accertati. Il piccolo, spiega l’Asl, sta reagendo molto bene alle terapie che gli vengono somministrate.


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Una meningite fulminante ha ucciso una bambina di sei anni, Giulia Baire, di Capoterra (Cagliari). La morte risale a domenica 27 dicembre all’ospedale Brotzu di Cagliari dove era stata ricoverata. La bambina stava male da qualche giorno: ai familiari era sembrata una normale influenza. A Catania, invece, una donna di 40 anni, è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Vittorio Emanuele sempre lo scorso dicembre. Il primario, Carmelo Iacobello, ha invitato a non creare allarmismo perchè i soccorsi sono stati tempestivi e la diagnosi di meningite è arrivata in tempi brevissimi attraverso una serie di esami strumentali, rispettando tutti i protocolli.

In tutto sono trentanove i casi di meningite registrati in Italia dall’inizio del 2015 e sette i morti. Quasi tutti in Toscana. Maria Chiara Pittalis, 44 anni residente a Seano nel comune di Carmignano, lo scorso 3 ottobre è stata ricoverata all’ospedale Santo Stefano di Prato per una meningite meningococcica C. Scatta così l’emergenza profilassi in tutti i luoghi e per tutte le persone con cui Maria Chiara è entrata in contatto nei suoi ultimi giorni di vita. Lo stesso vale per i suoi figli e per il marito. Alla fine di novembre un ragazzo di 26 anni di Firenze, finisce in prognosi riservata per un’infezione meningococcica. Quasi centro le persone coinvolte nella profilassi: la commissione d’esami con cui il giovane aveva da poco discusso la tesi, gli amici con cui aveva festeggiato e tutti i luoghi in cui il ragazzo era stato.

L’ultimo caso di meningite in Toscana risale all’inizio di dicembre scorso a Viareggio. Una donna appena arrivata all’aeroporto di Firenze dalla Romania, viene subito ricoverata. Immediata la profilassi: controllo per tutto l’equipaggio in servizio sul suo volo, sui viaggiatori, sulla navetta, sul treno, ai suoi familiari. Un’emergenza allargata come un fulmine a ciel sereno che ha quasi costretto la Regione Toscana ad avviare una campagna pubblica sulla vaccinazione. Vaccini messi a disposizione gratuitamente dalla Regione e somministrati come un fiume in piena. La richiesta di vaccinazione aumenta quando si verifica un nuovo caso di meningite.

Secondo quanto riportato sul sito della Regione Toscana dall’assessore alla Sanità, Stefania Saccardi, fino al 31 ottobre le vaccinazioni eseguite in tutta la regione sono state 179.410 di cui 102.639 nella fascia di età tra gli 11 e i 20 anni. Le altre 76.771 nella fascia tra i 21 e i 45. «La vaccinazione – ha ribadito Saccardi – è l’unico strumento efficace, un modo per proteggere se stessi e quanti ci stanno intorno, io stessa ho fatto il vaccino un mese fa». Ora che tutte le Asl sono attrezzate per rafforzare la campagna di vaccinazione e fare i vaccini rapidamente, accorciando i tempi tra la prenotazione e la somministrazione del vaccino «anche ai medici chiedo di nuovo di fare la loro parte e vaccinare i propri pazienti» continua l’assessore.

Sulle polemiche di questi ultimi giorni in tema di vaccinazioni, le linee guida dell’Istituto Superiore della Sanità fanno chiarezza. Secondo l’Iss gli effetti indesiderati del vaccino contro il meningococco C possono essere temporanei: rossore, gonfiore, dolore nel sito di iniezione,  estremamente rari, ma come per qualsiasi altra vaccinazione, possono causare reazioni allergiche di varia entità fino allo shock anafilattico. Per questo la vaccinazione è controindicata solo “per chi ha manifestato reazioni allergiche gravi dopo una precedente somministrazione dello stesso vaccino o di un qualsiasi suo componente”.

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FOCUSL’intervista radiofonica al professor Massimo Delfino, Specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive. (di Laura Fedel)

La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello (meningi) e può essere di origine batterica o virale. Quella virale, nota anche come meningite asettica, è piuttosto comune e decisamente meno grave e i sintomi sembrano quelli di una comune influenza. La più aggressiva è quella batterica, dove il meningococco C può provocare gravi lesioni. Il periodo di incubazione va da 1 a 10 giorni, da un esordio improvviso con sintomi influenzali a cui si aggiungono in un secondo tempo febbre, cefalea intensa, fotofobia, nausea, vomito e convulsioni.

Il contagio avviene sia per la batterica che per quella virale per via aerogena, attraverso lo scambio di secrezioni mucose come la tosse o il semplice bacio, oltre al condividere bicchieri, fazzoletti o asciugamani con una persona infetta. La diagnosi di meningite batterica avviene attraverso la rachicentesi, l’esame che prevede un’iniezione lombare che preleva un campione di liquido cerebro-spinale ed eseguire il test che scopre qualsiasi sintomo di infiammazione. A chiarire meglio il quadro il prof. Massimo Delfino, Specialista in Medicina Interna e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma che ai microfoni di Responsabile Civile parla di una generale ripresa di tutte le malattie infettive, in quanto gli individui si trovano a vivere sempre più spesso in situazioni di condivisione e affollamento.

Sottolinea come da sempre il termine meningite abbia ricondotto a situazioni di allarmismo, una preoccupazione che diventa però positiva se conduce le persone a vaccinarsi. Il professore spiega che in caso di meningite esistono due tipi di profilassi. La prima appunto è la vaccinazione, che protegge le persone dal contrarre la malattia. La seconda invece è la profilassi antibiotica che va somministrata a chi è venuto in contatto con l’infetto. Non è una malattia da sottovalutare perché come spiega il professor Delfino la meningite meningococcica ha delle conseguenze molto gravi e rapidamente mortali, tra le 24 e 48 ore.

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