Dai giovani camici bianchi semaforo rosso a ogni colpo d’accetta sul numero programmato per la formazione in medicina

Garantire l’universale diritto alla salute attraverso la riorganizzazione del modello della formazione in medicina, della sua qualità e dell’assistenza secondo criteri di uniformità sul piano nazionale. È quanto chiedono i giovani medici e odontoiatri della Federazione degli Ordini – Fnomceo a Governo e Parlamento.

I professionisti hanno approvato all’unanimità un Documento per dire ‘no’ a ogni colpo d’accetta sul numero programmato. Così come a qualsiasi tentativo di sanatoria volta a bypassare l’obbligatorietà della formazione specialistica o specifica in medicina generale per l’esercizio della professione medica.

No anche al regionalismo differenziato. Sì, invece, al recupero e rilancio dei valori alla base del Servizio Sanitario nazionale.

Quest’ultimo deve essere rinnovato per renderlo più aderente, su tutto il territorio italiano, ai bisogni di salute della popolazione. Deve essere, inoltre, essere più accessibile a tutte le persone e più equo.

Occorre pertanto partire dall’accesso garantito alla specializzazione o alla formazione specifica in Medicina Generale, per cui a ogni laurea in medicina corrisponda una borsa.

“Sono in atto spinte politiche volte a introdurre nel Servizio sanitario nazionale medici non specializzati – osservano i Giovani professionisti -. In questa maniera si verrebbero a creare medici di serie A e serie B, e tale differenziazione potrebbe essere aggravata dalle autonomie regionali”. Le competenze specialistiche, invece, rappresentano” una ricchezza del nostro Servizio Sanitario pubblico, alla quale non vogliamo e non possiamo rinunciare”.

Occorre investire sulla formazione post lauream, raddoppiando sin da subito il numero di posti nelle Scuole e al Corso in Medicina Generale. Fondamentale, poi,   il recupero delle risorse delle borse di studio ‘abbandonate’, rimettendo a bando i posti liberati da chi rinuncia o facendo scorrere le graduatorie.

I giovani medici chiedono anche una revisione dei criteri di accreditamento per le Scuole di specializzazione – oggi troppo restrittivi. Il rischio è che la maggior parte chiudano, e che le poche superstiti debbano gestire un carico insostenibile di studenti.

 

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