Il fenomeno della fuga dei medici dal nostro Paese riguarda ogni anno circa 1500 laureati che emigrano  per specializzarsi

“Laureata a Milano, medico a Berlino. Offre l’Italia”. “Laureato a Bari, anestesista a Parigi. Offre l’Italia”. Sono gli slogan della nuova campagna della Fnomceo, sulla fuga dei medici dal nostro Paese, lanciata in occasione dell’apertura degli Stati Generali della Professione medica.
Nei manifesti,  sotto alle foto di due giovani medici in camice bianco vengono riportati alcuni numeri. “Ogni anno –si legge – 1500 medici vanno a specializzarsi all’estero. E non tornano. Costano all’Italia oltre 225 milioni”. Quindi una richiesta al Governo: “Servono più posti di specializzazione”.
“La campagna  nasce con l’obiettivo di sensibilizzare gli italiani sul problema della carenza di medici di medicina generale e specialisti, e sulle possibili soluzioni”. A spiegarlo il presidente della Federazione Filippo Anelli. “Saranno infatti 14000 – aggiunge – i medici così specializzati che mancheranno all’appello nei prossimi 15 anni”.

Per la Federazione si tratta di un’emorragia dovuta all’ondata di pensionamenti attesa per il 2025, quando la cosiddetta ‘gobba pensionistica’ toccherà il suo apice.

Se non arriveranno nuovi specialisti a sostituirli – si legge in una nota –  il Ssn rimarrà senza chirurghi, anestesisti, ortopedici, ginecologi, medici di famiglia. In tal senso la Fnomceo non ritiene valida come soluzione l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di medicina.
“In realtà i medici ci sono – afferma ancora Anelli -: già oggi abbiamo almeno 10000 laureati che non chiedono altro che poter essere specializzati.  Aprire gli accessi alla facoltà di medicina non farebbe che ingrandire la massa di medici che non riescono ad accedere alle Scuole di specializzazione e rimangono, inoccupati, prigionieri nel cosiddetto imbuto formativo. Tra questi, i 1500 medici che, dopo essersi laureati in Italia, emigrano all’estero per specializzarsi, trovando subito sul posto un impiego a condizioni retributive e organizzative migliori delle nostre”.
“Abolire ora il numero programmato – conclude – sarebbe dunque non solo inutile, ma controproducente. Le soluzioni sono quelle che noi da sempre prospettiamo: aumentare il numero delle borse, e, su questo, il Governo ci ha in parte ascoltato, avendone aumentato il numero di 1800, portandole così a 8000; incrementare i posti per il Corso di Medicina Generale; contrattualizzare gli specializzandi dell’ultimo anno, liberando così risorse per altre 5000 borse;  recuperare i fondi delle borse abbandonate, che oggi vanno persi”.
 
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