I giudici hanno ritenuto colpevole della morte di un neonato un ginecologo condannato a 28 mesi di carcere. I fatti risalgono a quattro anni fa

Un terribile caso di malasanità è avvenuto a Mestre, all’ospedale Dell’Angelo, dove un ginecologo condannato a 28 mesi è stato ritenuto colpevole per la morte di un bimbo.

Una vicenda drammatica, questa, che quattro anni fa ha distrutto la vita di una famiglia di origine nigeriana e residente a Mogliano Veneto.

Il ginecologo condannato a 28 mesi è Khaled Rifaii, mestrino di 68 anni e in forze al nosocomio Dell’Angelo.

Secondo i giudici, Rifaii – che seguiva la donna – non avrebbe prescritto gli accertamenti necessari consentendo, peraltro un parto naturale laddove un cesareo sarebbe stato invece l’unica via.

La signora, infatti, era diabetica e obesa. Un quadro clinico non semplicissimo, il suo. Tuttavia, Rifaii avrebbe tenuto una condotta ritenuta negligente dai giudici.

Per la mamma era la terza gravidanza. Come detto, a rischio, visto che soffriva di varie patologie. La donna si era affidata al professionista affinché monitorasse la crescita del feto.

Ma secondo gli accertamenti effettuati dal medico legale, il decesso del piccolo era dovuto al fatto che gli organi interni non erano maturati a sufficienza.

Inoltre, stando all’accusa, il ginecologo aveva avuto delle precise responsabilità. In particolare, non avrebbe prescritto alla donna alcuni esami che sarebbero stati necessari per monitorare la gravidanza.

Alla luce delle sue difficili condizioni di salute, la donna avrebbe dovuto partire con cesareo, contrariamente da quanto – a suo dire – sosteneva il ginecologo.

Rifaii sosteneva infatti che un parto naturale fosse possibile, e così si era proceduto con le tragiche conseguenze ormai note.

Nel giorno in cui la donna si era presentata all’ospedale all’Angelo per partorire, un’ostetrica le aveva comunicato che avrebbe dovuto prendere appuntamento per il cesareo, anche in considerazione del fatto che il feto pesava cinque chili e quattro etti.

Il giorno seguente, però, la donna aveva partorito il neonato già morto.

Il pubblico ministero Laura Cameli aveva chiesto una condanna a due anni e mezzo per omicidio colposo.

La difesa, invece, aveva sostenuto durante il processo che se ci fosse stata una responsabilità sarebbe stata del medico curante della donna, e non del ginecologo.

Ciononostante, il medico è stato condannato anche a una provvisionale di 200mila euro (100mila alla mamma e 100mila al papà del bimbo).

La parte civile aveva chiesto mezzo di milione di euro. Quanto al risarcimento, il giudice ha rimesso al tribunale civile la decisione.

 

 

 

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