Le Associazioni di categoria fanno sapere che i giudici di pace incroceranno le braccia per protestare, ancora una volta, contro la mancata revisione della Riforma Orlando

Tornano a incrociare le braccia i giudici di pace. Le Associazioni ANGDP e UNAGIPA, hanno proclamato lo sciopero nazionale della categoria dall’8 al 12 luglio 2019. Una decisione maturata – si legge in una nota dell’Unione nazionale dei giudici di pace – “avendo vanamente esperito la procedura di raffreddamento prevista dall’articolo 7 del Codice di autoregolamentazione per l’esercizio dello sciopero e delle astensioni dalle attività giudiziarie” e “malgrado il recente sciopero della categoria tenutosi dal 6 al 17 maggio 2019”.

I magistrati onorari prendono atto del “comportamento reiteratamente lesivo ed omissivo del Ministro della Giustizia”. Ciò malgrado gli impegni assunti dall’Esecutivo nel contratto di governo in relazione alla completa modifica della recente riforma Orlando. E anche malgrado gli impegni con la categoria nei tavoli Tecnico e Politico sulla corretta amministrazione della giustizia, sulle garanzie di indipendenza, terzietà del giudice di pace nel riconoscimento dei più elementari diritti di lavoro e di inosservanza dei precetti fondamentali statuiti dalla Costituzione e dalle principali Istituzioni Europee e mondiali.

L’Associazione rileva che l’attuale Governo “non ha manifestato alcun segnale di sensibilità verso le istanze della categoria” . Il disegno di legge sulla magistratura onoraria approvato al CDM del 22\5\19 non solo non ha accolto alcuna delle istanze avanzate da anni dalla magistratura onoraria, “vessata da trent’anni di precariato ed insussistenza di tutele”. Peraltro “non ha avuto neanche il numero di protocollo per essere depositato in Parlamento all’esame delle Camere”. non avendo con evidenza il Ministro Bonafede e poi il CdM recepito  il chiaro e inequivocabile input di cui al  punto n. 12 del contratto di governo che prevede “…la completa modifica della recente riforma Orlando…”.

Nel corso dello sciopero – fanno sapere i sindacati – “saranno garantiti solo i servizi essenziali secondo le modalità e nei limiti previsti dal proprio codice  di autoregolamentazione”.

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