Agitazioni dei medici in Lombardia, dove le guardie mediche di Milano minacciano dimissioni di massa o di scioperare a oltranza

In Lombardia è in corso un’agitazione dei medici: le guardie mediche di Milano minacciano dimissioni di massa o, in alternativa, uno sciopero protratto a oltranza.
Il servizio di guardia medica, quindi, potrebbe sparire da un giorno all’altro.
Oggi, infatti, le guardie mediche di Milano minacciano dimissioni di massa, e stasera potrebbero metterle in pratica.
La maggior parte di loro aderisce a Snami.
L’alternativa, da valutare in assemblea, è lo sciopero ad oltranza.

Le richieste delle guardie mediche all’ATS riguardano più personale: senza nuove unità la riforma del servizio nella metropoli non si può fare.

“Siamo 17 a pieno regime, per rispettare il rapporto di un medico ogni 5 mila abitanti chiesto dall’Accordo nazionale ci vorrebbero almeno sulla carta 249 innesti”.
A dirlo è Giovanni Campolongo, responsabile Continuità assistenziale del sindacato Snami. Nei giorni scorsi, Campolongo ha incontrato anche il prefetto.
Un incontro che non è servito a molto, perché la Regione tira dritto.
Per ridurre le attese degli utenti al telefono – fino a 40′ con un 43% di pazienti che non riuscivano ad accedere al servizio – la Regione ha istituito un centralino unico, come avviene per il 118.
È rimasto inalterato il numero (0234567) ma con l’obiettivo di ridurre a 2 minuti il tempo d’attesa al telefono e razionalizzare gli accessi a domicilio.
A Milano le chiamate saranno gestite da medici, come avevano chiesto inizialmente i sindacati.
Negli altri Comuni, invece, il primo impatto si ha con un operatore “laico” che smista la chiamata a medici, da qui il servizio ribattezzato “Coca laica” (Coca sta per Centrale operativa continuità assistenziale).
Una scelta che ha complicato molto le operazioni.

“Noi abbiamo sempre chiesto di potenziare il servizio – prosegue Campolongo – ma la nostra soluzione era di mettere in centrale dieci medici e 6-7 medici in servizio in più nelle postazioni”.

“Su nove postazioni, solo quattro hanno doppio medico. Ma questa è una dotazione essenziale – afferma – infatti il servizio funziona meglio se in linea di massima un medico prende la chiamata e l’altro parte rispetto a un servizio con un solo medico che canta e porta la croce”.
Come spiegato dal responsabile di Snami, sino all’altro ieri nell’arco della notte c’erano 13 medici operativi “pur con una fetta pesante di chiamate inevase”.
Ora però, le chiamate devono essere tutte evase e i medici sono in difficoltà.
Continuamente in linea, di fatto on questo modo il tempo di telefonata si abbatte ma “quello tra telefonata e intervento del medico si dilata, ancora una volta fare tutto non è possibile”.

Le richieste fatte a Marco Bosio, manager dell’Ats, riguardano quattro medici a postazione per realizzare il nuovo sistema, in tutto 36.

Un numero considerato comunque basso per un servizio che dovrà coprire i mesi autunnali-invernali e molto distante dalle 260-270 chieste dalla convenzione nazionale.
Eppure, le risposte dalla regione continuano a tardare.
A questo si aggiunge la questione degli specializzandi. Da sempre di grande aiuto, il loro regolamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 settembre ora vieta l’esercizio di attività libero-professionale fuori ospedale.
E se le guardie mediche di Milano minacciano dimissioni di massa, il problema ne richiama comunque uno di rilevanza nazionale.
“Diversamente dai medici di famiglia – afferma Campolongo – più che convenzionati con l’ATS, siamo alle dipendenze dell’Azienda per l’emergenza urgenza, l’Areu che già gestisce il 118, e dobbiamo rappresentare ad essa i nostri movimenti, i turni, eventuali assenze. Siamo dunque destinati a coordinarci con realtà distanti dalla medicina generale”.
 
 
 
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