Secondo il rapporto ‘Health at a Glance’ di Ocse, i medici italiani sono pochi e malapagati, e la nostra sanità perde nel confronto con quella europea

I medici italiani sono pochi e malpagati. A dirlo è il rapporto Ocse ‘Health at a Glance”, che testimonia come la spesa totale della nostra sanità non regga il confronto con quella europea.
Secondo il rapporto Ocse, infatti, “l’Italia ha speso 9,1% del Pil nel settore sanitario nel 2015, meno della media pesata Ue del 9,9% e molto meno di Germania, Svezia e Francia, che hanno speso circa l’11%”.
Non sono. Dai dati emerge che i medici italiani sono pochi e malpagati. Il numero dei nostri sanitari è infatti inferiore rispetto a molti concorrenti e le retribuzioni sono più basse degli altri. Il confronto del sistema sanitario italiano, ieri in sciopero, con quello degli altri paesi, è impietoso sotto molti punti di vista.
In merito ai numeri, quello dei medici ogni mille abitanti è di 3,8 in Italia. Un dato leggermente superiore alla media Ocse che è 3,4 ma che comunque è inferiore a quello di molti diretti concorrenti come Germania (4,1), Spagna (3,9) o Svezia (4,2).
Un altro aspetto serio è l’età dei medici.

Diverse ricerche, infatti, hanno sottolineato come l’età media dei medici italiani sia tra le più alte.

Dove invece il nostro paese è molto indietro è sul personale infermieristico. Abbiamo infatti 5,4 unità ogni mille abitanti in Italia. Questo contro i 9 della media Ocse, che vede anche punte di 13,3 in Germania o 18 in Svizzera.
Analoga situazione per i posti letto: qui siamo molto indietro, 3 ogni mille abitanti contro i 4 della media Ocse.
E sugli orari?
Ebbene, il contratto di lavoro italiano, spiega un rapporto realizzato da Anaao Assomed e Snr, stabilisce un orario di 38 ore settimanali. Inoltre la durata media dell’orario di lavoro, calcolata su un periodo di quattro mesi, non potrà in ogni caso superare le 48 ore settimanali, comprensive delle ore di lavoro straordinario.
Secondo i sindacati che hanno promosso lo sciopero di ieri però in molti casi si superano questi limiti. Non solo.

I controlli sul rispetto della direttiva europea che stabilisce norme rigide sui riposi tra un turno e l’altro non sono rispettati.

In Europa la situazione degli orari varia molto da paese a paese. Si va da 37,5 ore settimanali per la Spagna a 52 ore con la reperibilità per l’Olanda. Da 48 per la Francia a 40 per l’Inghilterra , fino a un massimo di 58 ore per la Germania.
Il capitolo retribuzione è un altro tasto dolente.
Perché se il rapporto afferma che i medici italiani sono pochi e malpagati, una ragione c’è. Per i professionisti ospedalieri in Italia si va da un minimo di circa 50mila euro lordi annui per un medico e dirigente con meno di 5 anni di anzianità ad un massimo di circa 65mila euro lordi annui per il direttore di struttura complessa.
In Inghilterra le cifre sono ben diverse. Uno specialista prende da 75.000 a 101.000 sterline, mentre in Olanda lo stipendio medio dei medici è circa 73mila euro.
Per non parlare della Germania, che ci surclassa in merito agli stipendi.
“I medici in formazione specialistica, che sono considerati lavoratori a tutti gli effetti, e non studenti, – afferma Anaao – guadagnano un salario che passa dai 4.190 euro (primo anno) a 5.386 euro (sesto anno)”.
E uno specialista?
In quel caso si va “da 5.530 (primo anno) a 7.102 (dal 13° anno in poi) ma può arrivare anche a 200.000€ l’anno. Un Capo Dipartimento riceve uno stipendio annuo lordo con una componente fissa di circa 129.000 euro e una parte variabile di circa 127.000 euro”.
Come stupirsi, dunque, di fronte all’emigrazione di massa dei nostri giovani medici in altri paesi europei?
 
 
 
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