Per 4 pazienti su 10, curare il cancro ai polmoni senza chemio, ma con la immunoterapia di precisione, potrebbe essere possibile.

Nuove frontiere per la cura del tumore ai polmoni arrivano dalla immunoterapia di precisione.

Per 4 pazienti su 10, infatti, si potrebbe forse fare a meno della chemioterapia. Ciò avverrebbe grazie a farmaci innovativi che mirano a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro. Il tutto tramite combinazioni ‘a misura di paziente’.

Questo significa che ci saranno delle cure “ad hoc”, cucite sull’individuo e sul tipo di cancro.

È questo lo scenario delineato dagli oncologi in occasione della presentazione del nuovo test TMB (Tumor mutational burden) in grado di ‘fotografare’ in modo completo le alterazioni molecolari del tumore. Questo test permette di analizzare fino a 500 geni e, sulla base di ciò, aprire la strada alla migliore immunoterapia per quel singolo paziente.

Sono questi i risultati della più avanzata immunoterapia di precisione. Una terapia che si è mostrata più efficace nei tumori con un alto numero di mutazioni. Tra questi,  il cancro al polmone, alla vescica, quello gastrointestinale e il melanoma.

Questo nuovo test biomarcatore si è dimostrato particolarmente efficace nello studio di fase III CheckMate-227,

Per Federico Cappuzzo, Direttore Dipartimento Oncoematologia dell’Ausl Romagna “i risultati positivi dello studio stabiliscono il potenziale di TMB come importante biomarcatore predittivo per la selezione dei pazienti candidabili al trattamento di combinazione con due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato”.

I risultati raccolti sono stati estremamente significativi.

Basti pensare che il tasso di sopravvivenza libera da progressione della malattia a un anno era più del triplo con la immunoterapia di precisione (43%) rispetto alla chemioterapia (13%).

Per Cappuzzo questi risultati sono molto incoraggianti.

Si va verso la”concreta possibilità di abbandonare la chemioterapia nel trattamento di molte persone, pari a circa il 40%, colpite da questa neoplasia in fase avanzata”.

Riscontri positivi sull’ immunoterapia di precisione giungono anche da un altro studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine.

Secondo Cappuzzo, lo studio “dimostra come la combinazione delle molecole immunoterapiche nivolumab e ipilimumab possa risultare efficace anche nei pazienti con tumore al polmone non ancora operati, portando ad una regressione completa della malattia in circa il 40% dei casi”.

Tutti elementi che fanno ben sperare sulla possibilità di abbandonare la chemioterapia in favore di farmaci immunoterapici.

Per Michele Maio, direttore del Centro di Immunoncologia e dell’Unità Operativa Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese gli obiettivi ora sono chiari.

“Da un lato, fornire la migliore terapia a ogni persona colpita da tumore, dall’altro utilizzare al meglio le risorse disponibili. In questa direzione, TMB si sta rivelando un biomarcatore molecolare ‘solido’, cioè analizzabile in maniera univoca, e per questo è particolarmente affidabile”.

 

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