Chiuse le indagini sul decesso di un uomo di 48 anni, scomparso nel 2017 a Palermo. Il fratello: non si può morire per un banale ascesso dentale

Morì il 10 aprile del 2017 all’ospedale Civico di Palermo per una grave setticemia. Una tragedia giunta a conclusione di un calvario iniziato il 24 marzo, quando l’uomo si presentò al Pronto soccorso di Marsala per un ascesso dentale.
Il paziente, 48enne e padre di un ragazzo di 14 anni, venne visitato e dimesso  con la prescrizione di una terapia medica. In quella sede gli venne inoltre fissato un ulteriore controllo per il 29 marzo. Dopo appena due giorni, tuttavia, tornò in ospedale accusando  febbre a 39 e una tumefazione sotto la mandibola. Anche in quel caso però, dopo gli accertamenti del caso, venne rimandato a casa. “Parlai con i medici – racconta il fratello all’Adnkronos – e mi accorsi di essere in mano a nessuno, lo dimisero dicendo di continuare a prendere le pillole”.
Trascorsi altri due giorni, dopo un nuovo accesso al Pronto soccorso di Marsala, l’uomo venne dirottato per ulteriori esami all’ospedale di Trapani. Qui sarebbe arrivato sempre più debole, con difficoltà respiratorie e la febbre altissima. Aveva anche un edema. I medici si accorsero che le piastrine erano bassissime. L’otorino, secondo il racconto del fratello,  si rese conto che la situazione era “bruttissima” disponendo ulteriori cure antibiotiche.

L’indomani mattina il 48enne fu trasferito in terapia intensiva e poi trasportato in elisoccorso all’ospedale Civico. Era già in  setticemia e choc settico.

A Palermo venne ricoverato in Rianimazione e sottoposto a due chirurgici. Dopo una settimana di sofferenze e febbre alta sopraggiunse il decesso. La causa del decesso fu una “fascite necrotizzante odontogena con mediastinite”.
In seguito alla denuncia querela presentata dai familiari la Procura di Palermo aprì un’inchiesta sul caso. A due anni di distanza il Pubblico ministero ha chiuso le indagini a carico di alcuni sanitari che presero in cura il paziente. Il magistrato, secondo quanto riporta l’Adnkronos,  si appresta a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.
“Non si può morire a soli 48 anni per un banale ascesso dentale. Voglio giustizia per questa morte assurda – afferma ancora il fratello della vittima -. Io ho fiducia nella giustizia, ma non posso accettare che mio fratello sia morto per un ascesso. E se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Mio fratello ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti noi, dal figlio che oggi ha 16 anni a mia madre che non riesce a superare questo grande dolore”.
 
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