I carabinieri del Noe hanno acquisito le cartelle cliniche negli ospedali lucani per accertare la correlazione tra inquinamento e maggiore incidenza di patologie (anche tumorali) in Basilicata

Mentre la politica nazionale è scossa dal cosiddetto “caso Guidi“, i Carabinieri del Noe (il Nucleo Operativo Ecologico) hanno acquisito numerose cartelle cliniche dagli ospedali della Basilicata nell’ambito del filone d’inchiesta della Procura di Potenza sulle attività di smaltimento dei rifiuti del Centro Oli dell’Eni: lo scopo è quello di verificare un possibile collegamento esistente tra le patologie regionali (tra cui i tumori) e i livelli di inquinamento ambientale.

Questo alla luce di una indagine dell’Ufficio statistica dell’ISS che è stata trasmessa alla regione Basilicata, e che segnala sul territorio regionale (in particolare in Val d’Agri), un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco e per leucemie.

Secondo i medici lucani, però, si tratterebbe di una correlazione possibile, anche se non esiste ancora un nesso sicuro di causalità tra lo stato di salute e l’esposizione ad inquinanti ambientali. A spiegarlo è Roberto Romizi, presidente dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde).

L’incidenza sempre maggiore di tumori sul territorio, intanto, viene denunciata anche dal segretario provinciale della Fimmg: “Manca una rilevazione ufficiale, ma dalla nostra attività di medici di base nel territorio – ha spiegato Antonio Santangelo – abbiamo l’impressione di una maggiore incidenza di patologie come quelle tumorali in varie aree della Basilicata”.

Le zone a rischio, oltre alla Val D’Agri, sono anche Rotondella, dove è presente un deposito di scorie radioattive, e la zona di Melfi dove è ubicato un inceneritore rileva ancora Santangelo. “La nostra impressione è che i casi di tumore in queste aree, e a macchia di leopardo sul territorio regionale, siano in costante aumento e, certamente, non si può escludere che vi sia un nesso con l’inquinamento da estrazione petrolifera o altre emergenze ambientali”.

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