Si celebra oggi la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Anmil: massimo impegno alla diffusione della cultura della sicurezza e alla formazione professionale

Si celebra oggi, in tutta Italia, con il coinvolgimento di circa 50mila persone, la 68ª Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. L’iniziativa è stata istituzionalizzata nella seconda domenica di ottobre con D.P.C.M. nel 1998 su richiesta dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro).

“Per questa 68ª Giornata vogliamo rimarcare che la salute e la sicurezza sul lavoro sono una priorità per il futuro del nostro Paese e per le nuove generazioni”. Ad affermarlo è il presidente dell’Associazione, Franco Bettoni. “Una riflessione che si impone prepotentemente in un momento storico in cui l’incertezza e la preoccupazione per il futuro sono diventate una costante”. Il tutto, “dopo anni di crisi che hanno avuto riflessi negativi sia a livello sociale che economico e, di conseguenza, anche sull’andamento del fenomeno infortunistico”. Ciò “a conferma di quanto la precarietà sia strettamente correlata alla numerosità degli incidenti”.

Approfondendo i dati INAIL – evidenzia l’Anmil – si scopre che a partire dal 2015, con la ripresa dell’occupazione, le denunce di infortunio sono cresciute.

Si è passati dalle 637.000 unità circa alle 641.000 del 2017, con un incremento dello 0,6%. E anche per il 2018 sembra profilarsi un andamento infortunistico in linea con questa tendenza.

Ma tale crescita appare ancora più rilevante e significativa guardando l’età dei lavoratori. Nello stesso triennio 2015-2017, infatti, sotto i 35 anni c’è un incremento di infortuni del 2,2% (da circa 167.000 a 191.000). Un dato più che triplo rispetto a quello medio.

A livello generale, inoltre, per i giovani lavoratori, gli infortuni mortali si mantengono su quote ancora molto elevate. I numeri parlano di 192 casi nel 2015 ed altrettanti nel 2016, con un calo nel 2017 che potrebbe però risultare solo apparente o quantomeno ridimensionato. Si tratta, infatti, di un dato ancora provvisorio e non consolidato.

“Sono numeri che ci preoccupano – conclude Bettoni – e ci fanno riflettere sull’importanza di rivolgere il massimo impegno alla diffusione della cultura della sicurezza e alla formazione professionale”.

 

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