L’ induzione farmacologica al parto è spesso una scelta preventiva più che necessaria. Ce ne parla Ivana Arena, ostetrica e tra le fondatrici di Zoè

Quando il test di gravidanza è positivo è normale che scatti il conto alla rovescia per la DPP, ovvero la data presunta del parto. Una data che però è fonte di molti equivoci e disinformazione.
Per approfondire questo aspetto Responsabile Civile ha raggiunto Ivana Arena, ostetrica e una delle fondatrici della casa maternità Zoè, un luogo teso a infondere la cultura della genitorialità consapevole dove ostetriche formate e in continuo aggiornamento accompagnano le donne durante la gravidanza fino e oltre il parto.
Quale il mito più duro da sfatare circa la gravidanza?
Sicuramente è quello che si riassume nel motto “più si fa meglio è”, in gravidanza siamo arrivati a pensare che più esami si fanno meglio è, in questo modo sarà possibile trovare qualunque cosa possa andare storto. In realtà questo è un paradigma basato sulla patogenesi, cioè su una visione medica della gravidanza come una malattia o come una possibile malattia che segue la logica del “non sapremo mai che è andata bene finché non è andata bene”. Come ostetriche lavoriamo su un altro tipo di paradigma che è quello della salutofisiologia (o potenziamento della salute), nuovo rispetto alla medicina occidentale, che nasce in stretto contatto con la PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia), una disciplina piuttosto recente oltre a tutto quello che le neuroscienze stanno scoprendo di più rispetto all’assetto ormonale della donna in gravidanza. Noi dunque attualmente facciamo come SSN troppo per chi non ne ha necessità e troppo poco invece per quelle poche donne che avrebbero realmente bisogno di qualche controllo in più.
Come si stabilisce la DPP?
Generalmente si stabilisce in base all’ultima mestruazione ma a differenza di alcuni animali che presentano un periodo di gestazione molto preciso, negli esseri umani esistono due variabili. Intanto non c’è la certezza della data del concepimento (a meno che non sia in vitro) e poi le donne hanno delle gestazioni molto diverse, che possono essere legate anche alla familiarità. Quindi ci sono donne che terminano a 37 settimane e altre a 42 senza nessun problema. Abbiamo la definizione di gravidanza fisiologica che considera il termine tra le 37 settimane finite e le 42 settimane finite ma di fatto la maggior parte delle donne si vede proporre un’induzione del parto intorno alla 41esima settimana senza che vengano informate delle varie opzioni.
Induzione farmacologica: quando si applica e che cosa comporta?
Quando un parto è indotto non viene più considerato fisiologico e avviene in diversi modi. Gli ultimi protocolli prevedono l’induzione con prostaglandine poi quando inizia il travaglio si può continuare con l’ossitocina, farmaci che stimolano dolori della contrazione che non sono più fisiologici. Innanzitutto indurre quando il bambino non è pronto – visto che non dà segnali di travaglio – porta in genere a far partire forzatamente dei travagli con un bambino messo in una posizione scorretta, cosa che può allungare il travaglio, aumentare il dolore, condurre a interventi cesarei, parti operativi, epidurale e altro. Non ha senso indurre un travaglio solo perché si è superata di un tot una data scritta sulla carta. Si può quindi proporre di aspettare e fare un monitoraggio più intensivo. Il messaggio che deve arrivare alle donne è che fino alle 42 settimane finite siamo ancora nella fisiologia. Spesso le donne vengono spaventate paventando rischi al nascituro e addirittura alludendo a obblighi legislativi che invece non esistono. L’articolo 32 della costituzione dice chiaramente che nessun trattamento sanitario può essere obbligatorio . Esiste poi un biasimo e una pressione sociale a farsi indurre perché c’è la paura che possa succedere qualcosa al bambino e l’eventuale senso di colpa. In realtà sarebbe adatto adottare il modello BRAIN (cervello), indica la sigla di quando la donna è informata sulla libertà delle proprie scelte, avvisata di ogni rischio e alternative. Le si lascia la possibilità di scegliere quello che la sua intuizione le dice, anche di aspettare. Questo modello spesso non viene adottato.
Se l’induzione non è obbligatoria perché si applica con una così alta frequenza?
Di fondo, come altre situazioni che riguardano l’ostetricia, c’è la paura medico legale. L’adozione di protocolli che tendono all’intervento deriva dal fatto che “se non si fa” si è passibili di “perché non hai fatto?”. Se invece si fa si può affermare di “aver fatto il possibile”. Lo stesso vale per i tagli cesarei. Non esiste una sentenza contro chi ha praticato un taglio cesareo inutile, mentre ce ne sono contro chi invece non l’ha eseguito. Queste modalità hanno condotto a delegare agli specialisti una scelta che invece spetta alla donna, che non è più abituata a decidere per sé. Questa invece è la strada che porta alle denunce quando le cose non vanno come si vuole. Nel momento in cui si adotta un modello di scelta personalizzata ci sono meno problemi.
Noi ci occupiamo anche e soprattutto di parti a domicilio che secondo le statistiche hanno pari livello di sicurezza rispetto a quelli ospedalieri ma nella nostra esperienze a fronte di situazioni di emergenza abbiamo avuto degli esiti migliori a domicilio che non in ospedale confrontando casi simili. Per l’aspetto medico-legale ciò che fa la differenza è il rapporto di fiducia che s’instaura con i futuri genitori. La relazione e la scelta informata che ne deriva riduce le sequele legali di fronte a eventuali problemi. In ospedale, a causa della depersonalizzazione e l’induzione a fare delle scelte non proprio libere, è più facile che scattino denunce e simili quando qualcosa va storto. È la mancanza di informazione, il non conoscere eventuali alternative, spesso taciute che porta all’azione legale.

Laura Fedel

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1 commento

  1. la sala parto e la terra di nessuno … totale mancanza dei diritti della donna. Dai cedap si evince la lotta al cesareo e l’aumento di induzioni, abuso di ventose , episiotomie e kristeller che non si riportano neanche perché “invisibili’. Ma quale paura medico legale ? se muore un bimbo è colpa della natura malignia, se si distrugge il pavimento pelvico delle donne e le si rende incontinenti … I tribunali fanno finta di nulla ingannati da alcuni periti…. se mancano i documenti come nel mio caso, ctg con 20 minuti di bradicardia con feto a – 2/-1 su cui è stata infusa ossitocina …. recuperati con denuncia … è colpa della fotocopiatrice…. regione di eccellenza e struttura di terzo livello … danni inemendabili con incontinenza anale e urinaria …. per i ctu …. e la natura …. anche se sono state fatte manovre illecite senza rispettare linee guida e best practice e la cartella , il partogramma è il ctg confermano il tutto … non parliamo poi dei consensi e del flusso informativo … inesistente …. iniziamo a dire le cose come stanno e dare informazioni a 360° …. ma ila maggior parte di ginecologhe e ostetriche di solito come preferiscono partorire ?

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